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Maxi sequestro di 30 milioni a Trapani. Padre e figlio indagati per appalti truccati

di Leonardo Rossi09 Aprile 2013
09 Aprile 2013

Vele e mafia. I tentacoli della Piovra sono arrivati anche sul porto dell’America’s Cup. Questa mattina, sono stati sequestrati beni per un valore superiore ai 30 milioni di euro agli imprenditori edili di Trapani Francesco e Vincenzo Morici, padre e figlio, di 79 e 50. I due sono considerati legati al cartello del boss latitante Matteo Messina Denaro. L’accusa rivolta ai due industriali è di essersi accordati con Cosa Nostra per riuscire ad aggiudicarsi l’appalto della gara di ristrutturazione del porto tra il 2001 e il 2005, proprio in occasione della Coppa America Louis Vuitton act 8 e 9. Oltre l’appalto, il gruppo Morici, lavorando all’ombra della criminalità organizzata, era riuscito a ottenere il permesso di utilizzare materiale non conforme alla sicurezza rendendo così instabili le strutture che venivano costruite.
Non sono solo i mafiosi a essere nel mirino. Dalle intercettazioni ambientali è emerso anche il coinvolgimento nell’inchiesta di personaggi di spicco dell’ambiente politici e il nome del boss Francesco Pace.
L’operazione, chiamato “Corrupti Mores”, eseguita dagli agenti della Divisione Anticrimine della Questura di Trapani e dai finanzieri del nucleo di Polizia Tributaria a Trapani, Roma, Milano, Gorizia e Pordenone, prende il via da un provvedimento spiccato dal presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani su proposta del questore Carmine Esposito.
Sono stati sequestrati 142 beni immobili, 37 beni mobili registrati, 36 conti correnti e rapporti bancari, 9 partecipazioni societarie e 6 società, sequestrate e sottoposte ad amministrazione giudiziaria, tra cui il cantiere sull’area portuale di Trapani.
Gli elementi che hanno indotto i giudici a operare il sequestro sono emersi dalle carte del processo per concorso esterno in associazione mafiosa contro il senatore trapanese del Pdl Antonio D Alì, in corso davanti al Gup di Palermo. Il vertice mafioso, secondo quanto emerso durante le indagini, avrebbe gestito, grazie ai Morici e altri imprenditori fiancheggiatori, i meccanismi di controllo illecito sull’aggiudicazione dei lavori pubblici e sulla esecuzione del lavori, prevedendo che l’impresa aggiudicataria versasse una percentuale ai funzionari pubblici corrotti ed alla famiglia.

Leonardo Rossi

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