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Mauro Rostagno: una vita spesa per il giornalismo. Dopo 25 anni nessuno conosce i suoi assassini

di Marina Bonifacio27 Settembre 2013
27 Settembre 2013

RostagnoE’ passato un quarto di secolo dal giorno della morte di Mauro Rostagno, giornalista di Torino ucciso dalla mafia. Rostagno, nonostante le circostanze della sua morte non siano ancora state del tutto chiarite, è considerato una delle tante vittime della criminalità organizzata, che ha pagato con la propria vita le sue “scomode” inchieste e denunce.
Chi era Mauro Rostagno. Lui, Mauro, faceva il suo lavoro quando, ai microfoni di RadioTeleCine, denunciava la collusione fra criminalità organizzata e politica locale. Lo avevano avvertito, in un modo o nell’altro. Lui era il giornalista che “doveva dire meno minchiate”, come gli aveva intimato più volte anche il boss Mariano Agate. Ma Rostagno non poteva e non voleva tacere. Lui, inviato da Torino, in quella Trapani dove Matteo Messina Denaro e Cosa Nostra facevano da dominus incontrastati, in quella stessa terra che Mauro voleva raccontare e se possibile denunciare. E lui, Mauro, lo fece.
Non solo giornalista. Tra i fondatori di Lotta Continua, aprì a Milano il noto locale Macondo, punto d’incontro, negli anni Settanta, di centinaia di ragazzi. Mauro Rostagno non fu solo un giornalista televisivo, ma anche ricercatore del CNR, sociologo e fondatore della comunità di recupero Saman. Ma fu nella veste di giornalista che Rostagno riuscì a smascherare i legami che univano imprenditoria, mafia e massoneria, in quella Sicilia che non conosceva, ma dove aveva scelto di vivere.
Rostagno come Impastato. Qualcuno ha anche azzardato il paragone con un altro giornalista vittima della mafia, Peppino Impastato. Anche Mauro, come Peppino, non usava mezzi termini nello svelare e a volte ridicolizzare i boss che si mascheravano dietro certi grandi appalti. E forse fu proprio questa sua condotta spregiudicata a metterlo in pericolo. Un rischio di cui Mauro era cosciente, ma che non sarebbe stato sufficiente a fermarlo. Tanto che, poco prima della sua morte, aveva anche domandato un incontro con Giovanni Falcone: aveva sicuramente scoperto qualcosa, si diceva su dei traffici di armi verso la Somalia che passavano proprio da Trapani. Ma non fece in tempo per scriverlo.
Chi ha ucciso Mauro? Dopo 25 anni non sono ancora stati accertati i responsabili della sua morte. Al momento, al tavolo degli imputati ci sono Vincenzo Virga e Vito Mazzara, definiti dalle carte processuali come mandante ed esecutore dell’omicidio. Un omicidio. Quello di Mauro Rostagno,  a sfondo mafioso. Ma qualcuno ritiene che venne invece ammazzato per screzi legati alla sua militanza in Lotta Continua, compresa una vendetta nell’ambito del delitto Calabresi. Piste mai chiarite del tutto dagli inquirenti. Intanto il processo è arrivato alla 56esima udienza.
Oggi è il suo 25esimo anniversario. Per ricordarlo oggi a Valderice, nel trapanese, dove Rostagno viveva, sono state organizzate una serie di iniziative. A Palermo si terrà anche un incontro dal titolo “Da Mauro Rostagno a Ilaria Alpi, quale informazione per i giornalisti uccisi”. Anche l’associazione Libera ricorda Mauro con una serie di iniziative. Qualche giorno fa a Torino l’associazione “Ciao Mauro”, insieme agli attivisti di Acmos, gli hanno intitolato il ponte di Via Livorno. Un’iniziativa simbolica, svolta alla presenza della compagna Elisabetta Roveri e della figlia Maddalena.
Era il 26 settembre del 1988 quando Mauro morì freddato in un agguato in contrada Lenzi, a Trapani, mentre si trovava a bordo della sua Fiat Duna. Aveva 46 anni.

di Marina Bonifacio

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