Il crollo della diga di Nova Kakhovka ha provocato il disastro ecologico più grave in Europa negli ultimi dieci anni, secondo le parole di Ostap Semerak, ex ministro dell’ecologia e delle risorse naturali dell’Ucraina. Il presidente Zelensky ha parlato di ecocidio, a causa dei danni enormi nel Paese. Mauro Rossi, primo ricercatore dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Cnr, spiega a Lumsanews quali sono i rischi più grandi provocati dalla catastrofe ambientale.
Cosa preoccupa di più dopo l’esplosione della diga?
“Il primo grande effetto è stato il riversamento dei liquidi inquinanti nella diga stessa. Il materiale è stato trasportato verso la foce, verso il delta. Durante la piena tutto il materiale ha invaso il territorio. Questo fiume di fatto ha un profilo asimmetrico, la riva destra, cioè quella verso l’Ucraina è più alta rispetto alla sinistra, quindi l’acqua ha invaso sostanzialmente queste zone. Chiaramente, questi materiali contaminanti sono stati rilasciati e dispersi su questa superficie allagata. Al tempo stesso, durante la piena, gli insediamenti lungo il fiume si sono arricchiti anche di altri contaminanti, come per esempio l’asbesto, molto pericoloso e cancerogeno. Si tratta principalmente di materiali legati alle attività umane, per le grandi industrie che attraversano il fiume. Inoltre, i russi avevano costruito una cinquantina di insediamenti militari, dove ci sono tanti tipi di inquinanti.”
Dove viene trasportato questo materiale inquinante?
“Segue il flusso dell’acqua, quindi la direzione è quella del delta, andando verso valle e il Mar Nero. Tutte le rive sono interessate. Subito dopo l’ondata ci sono stati tantissimi problemi, di fatto tutta questa zona è inquinata e le attività precedenti adesso sono impossibili, come la coltivazione, che sarà estremamente difficile nei prossimi anni. Ci sarà, inoltre, un problema nell’approvvigionamento di cibo legato alla coltivazione e nell’estrazione di acqua, essendo le falde nelle zone circostanti probabilmente inquinate. È tutto da vedere, ci sarà un mancato apporto di servizi ecosistemici, come l’estrazione e l’utilizzo dell’acqua. Una serie di ripercussioni nel tempo.”
Quali sono i rischi maggiori per la salute delle persone?
“Non si può più vivere in questo momento in quelle zone, perché non si può utilizzare l’acqua e già questo è un forte motivo per spostarsi. Pensiamo all’utilizzo generale dell’acqua, in tutti i cicli industriali, in particolar modo la produzione di cibi. Nelle zone non si potrà coltivare, è troppo rischioso per le sostanze. In Ucraina, poi, questo fiume storicamente ha avuto tantissimi problemi di inquinamento e adesso la situazione già compromessa è ulteriormente peggiorata. Il fondo del bacino, dunque, è pieno di sedimenti ricchi di metalli pesanti che sono bloccati. Da un certo punto di vista questo aveva un effetto positivo, ma in realtà i sedimenti diventano una minaccia quando i livelli dell’acqua sono bassi e in particolar modo in questo momento dove si è rotta la diga. Potrebbero essere trasportati lungo il Dnipro e questa è una minaccia a lungo termine perché è difficilissimo andare a rimuovere il materiale. Questa sembra essere nel medio termine la minaccia più significativa.”
Si parla di una catastrofe ambientale. Quali sono i rischi per la flora e la fauna?
“Il Dnipro in ogni caso è un fiume che fornisce anche pesce, tantissime diverse specie vivono nel bacino. Già avevano subito un attacco e una minaccia legata all’utilizzo di un’estrema concentrazione di fosfati. Quando si verifica questa situazione le alghe proliferano e sostanzialmente levano ossigeno ai pesci. Qui il problema sarà che in molti casi ci sarà un arricchimento di queste sostanze a valle di rottura, con un effetto diretto sulla proliferazione di queste alghe. Poi ci sarà un effetto su tutta la catena alimentare a causa della presenza delle sostanze inquinanti come i metalli pesanti.”