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La “rivolta” delle Regioni dopo i tagli di Renzi. Zingaretti: “Ricadute devastanti sui nostri territori”

di Samantha De Martin17 Ottobre 2014
17 Ottobre 2014

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Scosse dai nuovi provvedimenti previsti dalla legge di stabilità “made in Renzi”, che riducono di 4 miliardi i trasferimenti statali al tesoretto delle Regioni, vacillano le alleanze, sinora all’apparenza indissolubili, tra il premier e i governatori locali.

Sollecitate dal governo a offrire il proprio contributo per finanziare le misure previste dalla legge di Stabilità, dal bonus di 80 euro per i lavoratori, al taglio dell’Irap per le imprese, le Regioni non ci stanno e propongono due soluzioni per rispondere alla sforbiciata imposta dall’esecutivo: ridurre i servizi o aumentare le tasse. Un alleggerimento delle tasse nazionali, insomma, quello promesso ai cittadini dal governo, che potrebbe portare all’incremento delle imposte locali, sempre a scapito dei contribuenti.

Dopo Sergio Chaimparino che ha definito “insostenibili” i tagli previsti a carico delle Regioni, minacciando piuttosto le dimissioni, dopo il presidente della Campania, Stefano Caldoro, che ha paragonato il provvedimento al gesto di “fare la spesa con i soldi degli altri”, anche il presidente del Lazio, Nicola Zingaretti, ha tuonato contro Renzi. “I tagli previsti dal Governo – ha detto Zingaretti – avranno delle ricadute devastanti. Al Lazio la manovra costerà 400 milioni, e se questa sarà la somma, vorrà dire che avranno cancellato tutti gli sforzi dei cittadini, che avranno umiliato il risanamento finanziario avviato”. Una mannaia, quella scaraventata dal governo, che si abbatte sui posti letto, sul trasporto pubblico locale, sulle politiche sociali, sul diritto allo studio. “Troppo semplice tagliare le tasse con i soldi dei nostri cittadini, così si rompe o si logora la lealtà dei rapporti interistituzionali” insiste Zingaretti che, sgomberando il campo dagli equivoci, dichiara di sostenere Renzi, “interpretando l’immenso sforzo di rinnovamento che stiamo facendo nel Lazio come parte della stessa strategia e al servizio dell’impegno del governo”. Poi il presidente della Regione ha rivolto un appello ai parlamentari eletti nel Lazio: “Vigilino, perché con questi numeri ci saranno ricadute devastanti sui nostri territori”.

Ma c’è anche a chi l’escamotage dei tagli alle Regioni, non dispiace affatto. Il presidente della regione Marche, Gian Mario Spacca, commentando la legge di Stabilità, ha detto che “la manovra può anche essere letta positivamente perché il focus è sulla produzione del reddito che necessita, per sostenere il lavoro, di welfare e servizi”. “Del resto – ha continuato Spacca – queste misure di riduzione fiscale legate a nuova occupazione sono state sperimentate con successo, da oltre un biennio, dalla Regione Marche”.

All’indomani della scure brandita da Renzi sulle Regioni, restano sul piede di guerra anche i sindacati. “La televendita del presidente del Consiglio – tuonano i segretari generali di Fp Cgil, Cisl, Uil – è l’ultima prova dell’incapacità di cambiare: chi non sa organizzare il welfare taglia i servizi pubblici”. Ad attenuare le preoccupazioni “senza fondamento” relative alle coperture previste nella legge di Stabilità, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. “Le coperture – ha detto il ministro – sono garantite da ulteriori progressi nella spending review e nella lotta all’evasione”. Una rassicurazione rafforzata dal premier Renzi che ha chiarito, con un tweet: “Abbassare le tasse, come tagliare gli sprechi, non è di destra né di sinistra: in Italia è semplicemente giusto”.

Samantha De Martin

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