In clinica a Palermo tutti lo conoscevano come Andrea Bonafede, a Campobello di Mazara, il paese in cui ha trascorso la latitanza, usava un nome di copertura diverso. Matteo Messina Denaro, arrestato lunedì dai carabinieri del Ros, per non farsi scoprire in un centro di 11mila abitanti non poteva presentarsi con le stesse generalità del vero Andrea Bonafede, geometra che conoscevano in tanti. È questo l’ultimo sviluppo delle indagini, coordinate dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido.
Le perquisizioni domiciliari e la passione del boss per Al Pacino
Le indagini proseguono attraverso perquisizioni domiciliari: dalla casa del fratello di Messina Denaro a quella del prestanome Bonafede, dalla madre del boss al fiancheggiatore Giovanni Luppino, che si occupava di accompagnarlo alla clinica. Non si fermano neanche le perquisizioni dei nascondigli di Messina Denaro. Al loro interno sono state trovate stampe e poster raffiguranti l’attore Al Pacino nei ruoli resi celebri dalla serie cinematografica de “Il Padrino”, ma anche magneti da frigorifero e un quadro a colori di Joker interpretato da Joaquin Phoenix.
L’auto di Matteo Messina Denaro, i pizzini e le accuse contro i fiancheggiatori
Ma la vera svolta potrebbe arrivare grazie alle informazioni contenute nei cellulari, nei pizzini e nei post-it sequestrati dalle forze dell’ordine. Gli investigatori hanno individuato, nel garage del figlio di Giovanni Luppino, una Giulietta di colore nero che il boss avrebbe usato per i suoi spostamenti, e i cui documenti sarebbero intestati alla madre del prestanome del boss. Parallelamente, l’inchiesta si concentra anche sull’intreccio dei fiancheggiatori di Messina Denaro: anche Alfonso Tumbarello, ex medico di base di Campobello che aveva in cura sia il vero Andrea Bonafede che Denaro. L’accusa è di favoreggiamento e di inosservanza di pena, aggravati dal metodo mafioso.
“Mafia Sucks”, il murales di Laika dedicato a Giuseppe di Matteo
Intanto, è apparso un nuovo murales della street artist Laika, intitolato “Mafia Sucks”, su un muro al confine tra il comune di Scoppitom in provincia de L’Aquila, e Costarelle di Preturo, situato a poca distanza dalla Casa circondariale dove è rinchiuso Messina Denaro. L’opera raffigura Giuseppe di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino, ucciso da Cosa Nostra nel 1996. L’artista ha commentato: “a Matteo Messina Denaro auguro di vivere più giorni possibile nelle sue condizioni, sapendo che fuori dalla sua gabbia c’è raffigurata una delle sue vittime che esulta per la sua cattura”.