ROMA – Sono le 16.37 del 12 dicembre 1969 quando il movimentato pomeriggio di Milano viene sconvolto da un’esplosione. Il salone della Banca nazionale dell’agricoltura di Piazza Fontana si trasforma nello scenario di una strage: la bomba fa 17 morti e 88 feriti. Una strage “espressione del tentativo eversivo di destabilizzare la nostra democrazia, imprimendo alle Istituzioni una torsione autoritaria” a detta del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che oggi ha ricordato il cinquantacinquesimo anniversario dell’attentato terroristico di Piazza Fontana ad opera di gruppi neofascisti come Ordine Nuovo.
“L’impronta neofascista della strage del ’69 è emersa con evidenza nel percorso giudiziario, anche se deviazioni e colpevoli ritardi hanno impedito che i responsabili venissero chiamati a rispondere dei loro misfatti”. Questo il riferimento del Capo di Stato alle indagini che dimostrarono la volontà di far credere che i responsabili dell’attentato di Milano, come per altri che hanno caratterizzato il periodo della strategia della tensione, fossero anarchici o movimenti di sinistra grazie anche agli interventi di copertura da parte di alcune Istituzioni.
Sergio Mattarella ha voluto concludere il suo discorso di commemorazione facendo riferimento al popolo italiano, la richiesta di giustizia da parte dei cittadini, chiamando in causa le generazioni più giovani che avranno il compito di portare avanti la memoria. “Verità e democrazia hanno un legame etico inscindibile. Aver ricostruito la propria storia, anche laddove essa è più dolorosa, è stata condizione per trasmettere il testimone alle generazioni più giovani, a cui tocca ora proseguire il percorso di civiltà aperto dai nostri padri nella lotta di Liberazione e nella Costituzione”. Altre cariche dello Stato e del governo hanno seguito il discorso del Presidente della Repubblica e si sono unite nel ricordo. Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha parlato di “attacco vile e il dovere di farne memoria”.