“Una data incancellabile nella coscienza del popolo italiano”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha definito il 16 marzo 1978, giorno in cui i terroristi delle Brigate Rosse rapirono Aldo Moro e uccisero la sua scorta. Il capo di Stato, in occasione del 43° anniversario dell’attentato, ha deposto questa mattina una corona di fiori in Via Mario Fani a Roma, dove avvenne l’agguato.
Mattarella, nelle sue dichiarazioni, ha omaggiato Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera, Francesco Zizzi e Raffaele Iozzino, “difensori dello Stato di diritto, della libertà e della democrazia della Repubblica” che persero la vita per proteggere Moro. A loro, e ai familiari, il presidente Mattarella ha ricordato la solidarietà che gli anni trascorsi non hanno mai indebolito. In un passaggio della sua dichiarazione, il capo di Stato si è soffermato su come l’intero corso della storia del paese sia stato segnato da quel momento ma che il sentimento di unità, che in quei giorni fu diffuso in tutta Italia, riuscì a isolare le “bande del terrore” e a contrastare “i loro folli progetti”.
Alla voce di Mattarella si sono unite quelle di molti esponenti politici italiani. Anche Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato, ha richiamato alla memoria la coesione tra le forze politiche e la società civile in quegli anni, fondamentali per difendere le istituzioni democratiche.
Enrico Letta, neo segretario del Partito Democratico, ha annunciato che si recherà in Via Mario Fani nel pomeriggio, per ricordare le vittime e “onorare le istituzioni nel loro nome, oggi e sempre”. Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha parlato di “pagina più nera della storia della Repubblica” mentre il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, in una nota, ha evidenziato il “dolore ancora vivo” 43 anni dopo.