Primo viaggio ufficiale fuori Roma del nuovo presidente della Repubblica Sergio Mattatella, che ieri si è recato a Scandicci, vicino Firenze, per partecipare all’inaugurazione dell’anno accademico della scuola superiore della Magistratura. Anche in quest’occasione il capo dello Stato ha mantenuto lo stile sobrio con cui ha inaugurato la sua presidenza: dalla visita con la propria utilitaria alle Fosse Ardeatine subito dopo l’elezione, alla domenica in famiglia nella sua Palermo, raggiunta – prima volta assoluta per un presidente della Repubblica – con un volo di linea dell’Alitalia.
Treno e tram. Questa volta il Presidente ha utilizzato invece mezzi su rotaia: insieme al ministro della Giustizia Andrea Orlando, ieri mattina ha preso un treno Frecciargento fino alla stazione di Firenze Santa Maria Novella, dove è stato accolto dal sindaco Dario Nardella. Il gruppetto delle autorità ha poi raggiunto Scandicci utilizzando la tramvia numero 1, già oggetto di polemiche durante la sua costruzione, ma oggi valida alternativa al traffico privato per raggiungere il centro città dal grande parcheggio adiacente il casello autostradale Firenze-Certosa e dalla periferia ovest.
La riforma della giustizia. Inevitabile, nel discorso del Presidente, un accenno alla situazione dell’amministrazione della giustizia e ai numerosi provvedimenti legislativi messi in cantiere dal Governo, a cominciare da quello sulla responsabilità civile dei magistrati, approvato ieri in via definitiva dalla Camera. «Il bisogno di legalità è sempre più avvertito nel nostro paese – ha detto Mattarella – Per questo è necessario e inevitabile un recupero di efficienza del sistema giustizia», e la risposta, per poter essere efficace, dovrà essere tempestiva.
Il ruolo del giudice. «Quello del magistrato – ha detto ancora il capo dello Stato – deve essere un compito né di protagonista assoluto del processo, né di burocratico amministratore di giustizia», perché entrambi questi atteggiamenti snaturano la fisionomia della funzione esercitata. In particolare, ai pubblici ministeri si richiede una costante formazione culturale, che si nutre anche di una profonda consapevolezza morale, basata su autonomia e imparzialità. «Il pericolo maggiore che in una democrazia minaccia i giudici – ha concluso il presidente della Repubblica citando Piero Calamandrei – è quello dell’assuefazione, dell’indifferenza burocratica, dell’irresponsabilità anonima».
Alessandro Testa