La battaglia diplomatica sulla vicenda dei marò si combatte ormai a colpi di comunicati e dichiarazioni roboanti. Alla fine, ieri, è toccato a Sonia Gandhi intervenire nella contesa, e lo ha fatto con toni durissimi, come sempre accade quando c’è di mezzo l’Italia. “La sfida del governo italiano sulla questione dei due militari e il tradimento dell’impegno dato alla Corte Suprema sono assolutamente inaccettabili – ha spiegato l’erede della dinastia Nehru Gandhi – A nessun Paese può essere concesso, dovrebbe o sarà permesso di sottovalutare l’India». Un intervento, il suo, atteso da giorni. Impossibile, infatti, pensare che il leader del partito del congresso, la più importante formazione politica del paese che controlla il governo indiano, non si esprimesse su una vicenda che sta incrinando i rapporti tra i due paesi. Tanto più chela Gandhi, da quando decise di abbandonare il ruolo di vedova per intraprendere la carriera politica sulle orme del marito Rajiv – assassinato nel 1991 (sette anni dopo l’uccisione di Indira Gandhi) – ha cercato di far dimenticare in tutti i modi le sue origini italiane. Un tema sul quale gli avversari, soprattutto i nazionalisti hindu, non hanno mai smesso di attaccarla.
L’Ue: «illegale trattenere l’ambasciatore italiano» – Da cinque giorni l’ambasciatore italiano, Daniele Mancini, è di fatto tenuto in ostaggio dalla Corte suprema indiana. L’obiettivo è mettere pressione sul Ministero degli Esteri italiano, motivando la decisione con l’atteggiamento tenuto dal diplomatico italiano. Secondo indiscrezioni, l’opinione del presidente della corte, Altamas Kabir, è che Mancini, sostenendo una petizione a favore dei marò, avrebbe automaticamente perso il diritto all’immunità diplomatica. Ieri intanto, dopo alcuni giorni di imbarazzo, anche l’Europa ha fatto sentire la sua voce, filtrata attraverso le parole del portavoce dell’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Catherin Ashton: «La limitazione alla libertà di movimento dell’ambasciatore d’Italia in India sarebbe contraria agli obblighi internazionali stabiliti dalla Convenzione di Vienna». L’irritazione delle autorità indiane però, è palpabile, ed è cresciuta dopo la nota inviata il 15 marzo scorso, con cui la Farnesina ricordava, tra l’altro, che l’ambasciata “ha l’onore di ricordare al ministro degli Esteri indiano gli obblighi per la protezione degli agenti diplomatici».
La stampa indiana accusa l’Italia – La stizza del presidente della Corte suprema indiana di fronte alla violazione da parte dell’Italia della dichiarazione giurata sul ritorno dei marò al termine del permesso dato dalle autorità indiane occupa le pagine di tutti i principali giornali indiani. Il “Times of India”, sottolinea che il presidente della Corte si è chiesto ad un certo punto: «Questo ambasciatore è persona d’onore come Bruto?». Il giornale riferisce inoltre che mentre il procuratore generale G.E. Vahanvati stava leggendo la nota verbale italiana’, Kabir lo ha interrotto bruscamente: «Non pronunci per favore la parola ‘onore’ – ha detto al procuratore – perché questo mi ricorda l’attributo di ‘uomo d’onore’ che Antonio ha utilizzato per Bruto nel ‘Giulio Cesare’ di shakespeare»