BRUXELLES – “Il Next generation Eu è pensato per intervenire sulla prossima pandemia o di fronte a qualsiasi altra grande crisi per fare in modo che tutti i Paesi Ue sarebbero stati in grado di affrontare da soli i problemi e non avrebbero più avuto bisogno dei fondi europei perché avrebbero attuato le riforme pensionistiche, sociali, abitative”. È quanto dichiarato il premier olandese, Mark Rutte, in un’intervista al Corriere della Sera, in cui sottolinea la linea dura dell’Olanda, contraria a nuovi fondi europei, ad ogni forma di nuovo debito comune e all’allentamento delle regole sugli aiuti di Stato.
La titubanza dei Paesi Bassi ai nuovi soldi
Durante l’incontro del 24 gennaio a Bruxelles tra Rutte e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, con la quale ha discusso sui temi del Consiglio europeo del 9 e 10 febbraio, tra i quali figurano la reazione europea all’Ira (Inflation reduction act) e il tema dell’immigrazione, il premier olandese ribadisce la titubanza dei Paesi Bassi a nuovi soldi “perché sono ancora disponibili parte dei prestiti nell’ambito della Recovery and Resilience Facility – strumento chiave di Next Generation Eu – e molti Paesi non li stanno utilizzando. Quindi ci sono così tanti fondi in questo momento a disposizione che è utile cercare di combinare ciò che c’è già. Nel mio Paese – continua Rutte – l’unico modo in cui siamo riusciti ad approvare il programma di sovvenzione è stato perché era legato alle riforme. Ed è per questo che sono molto felice che la Commissione europea si stia assicurando che tutti i Paesi, compreso il mio, stiano attuando le riforme”.
La reazione del premier olandese agli incentivi Usa
Il premier Olandese non intende spostarsi dalle proprie posizioni, nemmeno di fronte al corposo piano di investimenti disposto dall’amministrazione Biden – circa 370 miliardi di dollari – con il fine di incentivare l’industria statunitense nella transizione verde. In merito ai colloqui in corso tra la Commissione europea e l’Amministrazione Usa per affrontare le conseguenze dell’Ira, infatti, Rutte afferma che bisogna “pensare a come organizzarci per fare in modo che gli investimenti siano effettuati in Europa. Non sono gli Stati Uniti i responsabili di come funziona il nostro sistema. Non dipende solo dagli Usa la nostra competitività ma anche da noi”, con aiuti di stato mirati e limitati. Una corsa “all’allentamento delle regole sugli aiuti di Stato non ci piace, perché una delle cose di maggior successo dell’Ue è il mercato interno, che si basa sul successo delle politiche commerciali e sugli aiuti di Stato e commerciali.”