Tutti, o quasi tutti, contro Ignazio Marino. La Lega di Matteo Salvini invita il sindaco a lasciare, il Movimento Cinque Stelle le fa eco e lancia l’hashtag #dimettiti; persino alcuni esponenti del Partito democratico chiedono di valutare il passo indietro. Chi invece resta al fianco del primo cittadino è la dirigenza dem: il premier segretario Matteo Renzi e soprattutto il presidente Matteo Orfini, nominato commissario straordinario del Pd romano a dicembre, in seguito alla prima ondata di arresti di Mafia Capitale.
Il secondo capitolo dell’inchiesta, le oltre quattrocento pagine di ordinanza del giudice per le indagini preliminari non portano novità dal punto di vista politico. I personaggi interessati sono bipartisan ma Ignazio Marino non ha nessun coinvolgimento diretto. Semmai, come fa notare anche Orfini, il chirurgo ha contribuito a fare pulizia in Campidoglio: prima inviando le sue segnalazioni alla procura e poi facendo dimettere i soggetti colpiti dalle indagini.
Restano però almeno due problemi. Il primo: molto di quanto emerso nell’inchiesta riguarda ancora una volta politici e dipendenti che hanno lavorato con Marino. L’ex assessore alla Casa Daniele Ozzimo, dimessosi a dicembre perché indagato, è il nome più esposto in questo senso. Ieri è stato arrestato: come scrive il giudice per le indagini preliminari, “era a disposizione di Buzzi (considerato il capo dell’organizzazione assieme a Massimo Carminati) sia sotto Alemanno sia sotto Marino”. Ancora più importante, il secondo problema: il rischio di commissariamento per mafia. Tra dieci giorni, la commissione prefettizia presenterà la relazione e nel caso in cui si decida per l’ipotesi – sebbene difficile – dello scioglimento, il rischio sarà consegnare tra un anno il Campidoglio ai Cinque Stelle.
Orfini: “Contro Marino solo i mafiosi”. Una giornata piena, quella di ieri, per il presidente del Partito democratico. La conferenza stampa, le interviste, la partecipazione serale a Otto e mezzo di Lilli Gruber, su La7. Il copione, tuttavia, è sempre lo stesso: si stanno tagliando i rami secchi nel Pd romano, Ignazio Marino deve andare avanti perché è una garanzia di legalità, anche grazie al contributo dell’assessore Alfonso Sabella. “Il sindaco – ha affermato Orfini – è considerato un nemico da Buzzi, lo si legge nelle stesse intercettazioni”.
Nel pomeriggio i grillini avevano lanciato gravi accuse proprio contro il commissario straordinario del Pd romano, colpevole secondo i pentestellati di aver difeso alcuni mesi fa l’ex presidente del municipio di Ostia, arrestato ieri. “O è cretino – aveva dichiarato Roberta Lombardi – oppure è colluso”. Molto dura anche la replica del presidente Pd: “I grillini sono gli idoli dei clan di Ostia; non è colpa loro essere alle dipendenze di Grillo che dice che la mafia non esiste e chiedere l’allontanamento di Marino che combatte i criminali aiuta a incorrere in queste situazioni spiacevoli”.
Oltre ai Cinque Stelle e alla Lega, che ha colto l’occasione per ribadire la ferma contrarietà agli sbarchi di immigrati, ci sono anche i due capigruppo parlamentari di Forza Italia Paolo Romani e Renato Brunetta a sostenere che “l’amministrazione capitolina non può andare avanti per le infiltrazioni e le collusioni emerse”. E c’è anche chi mette in discussione Marino dall’interno dello stesso Pd: la deputata romana Ileana Argentin ha infatti chiesto “non le dimissioni ma un passo indietro del sindaco e di tutto il gruppo”. Per il momento Renzi e Orfini hanno blindato il primo cittadino ma questo non basta a far dormire sonni tranquilli.
Roberto Rotunno