Sempre più impopolare ma, ironia della sorte, in prima pagina su tutti i giornali. La parabola di Ignazio Marino, dimessosi a tarda sera da sindaco di Roma, campeggia su tutte le testate nazionali, tra titoli goliardici e carrellate di rovinosi scivoloni. La Repubblica apre con “Marino licenziato dal Pd”, evidenziando come sia stato scaricato dai dirigenti del partito. Il Corriere della Sera, con “Marino lascia e avverte: tiro giù tutti”, riporta un retroscena secondo il quale il sindaco dimissionario avrebbe minacciato di fare i nomi dei dirigenti che gli hanno consigliato i collaboratori coinvolti in “Mafia Capitale”. La Stampa mette in prima pagina un’intervista a caldo al sindaco, a firma di Massimo Gramellini. Frasi forti: “Temo torni la mafia” e un virgolettato che rende bene il senso di accerchiamento dell’ex chirurgo: “Se non fosse arrivata la storia degli scontrini, mi avrebbero messo la cocaina nelle tasche”. Appunto, quelle cene pagate con la carta del Comune che, poi, tanto istituzionali non erano. Il Manifesto ci gioca su, titolando “L’ultima cena”, quella indigesta. Il Messaggero inciampa sulle dimissioni, già rassegnate nella versione nazionale, “pronte” nel titolo di apertura dell’inserto della cronaca di Roma.
C’è, però, chi osa di più: titoli irriverenti che risuonano come spari sulla croce rossa. La palma d’oro se l’è guadagnata Il Tempo di Roma, che – sopra al fotomontaggio degli alleati sulla Panda rossa del sindaco – titola a tutta pagina: “8-10-2015, La Liberazione”. L’Unità – il giornale del Pd, il partito del sindaco – titola con un eloquente “Capolinea” sotto la foto di un Marino in bicicletta, ancora spensierato. L’editoriale “Vi ricordate Alemanno?” di Erasmo D’Angelis è un duro affondo al Pd, per “il fallimento plateale a due mesi dal riavvio della giunta 2.0”. Marino che “non aveva probabilmente l’abilità” per guidare la capitale d’Italia, ma “non ha avuto un partito coeso e orgoglioso alle spalle”.
La notizia valica i confini nazionali, giungendo oltralpe, dove il sito de Le Monde conia l’espressione “Dinergate”, e persino oltreoceano, con il Wall Street Journal che sottolinea come le dimissioni dell’“assediato” Marino, arrivate in seguito a tante pressioni, potrebbero essere revocate. Ipotesi che trova fondamento nei regolamenti, ma che – all’estero – evidentemente suona bizzarra. Quasi come l’ennesima gaffe di un uomo che – specie ultimamente – non ne ha azzeccata mezza.
Nino Fazio