I soldati Usa si sono insediati in territorio siriano. Poche ore fa la Cnn ha parlato di un gruppo di marine già arrivato nel nord del Paese per sostenere le forze locali che si apprestano a lanciare l’offensiva verso Raqqa. Il Pentagono ha messo in pratica la sua intenzione di procedere nella lotta anti-Isis, inviando truppe regolari di combattimento. Per motivi di sicurezza, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti non ha ancora confermato la notizia.
Secondo quanto riportato dal Washington Post, i militari erano già dispiegati nella regione e attendevano comandi dalla Casa Bianca per spostarsi dalle navi Usa nel Golfo Persico. Sia il presidente Donald Trump che il segretario alla Difesa James Mattis dunque erano informati. La Reuters sostiene che altri soldati, fino a un massimo di mille, arriveranno prossimamente nella regione. Il Pentagono starebbe infatti valutando l’ipotesi di dispiegare forze ulteriori in Kuwait, come riserva nella lotta all’Isis in Siria e Iraq. Inoltre, sulla scrivania dello studio ovale c’è ora anche la proposta di concedere ai comandanti sul posto maggiore flessibilità nelle decisioni, per permettere di rispondere in maniera più rapida a situazioni impreviste o ad attacchi sul campo.
Si tratta dell’ennesimo cambio di rotta radicale rispetto all’amministrazione Obama e all’approccio cauto dell’ex presidente sulla questione Siria. Dopo il recente raid Usa in Yemen, il primo dell’era Trump, che ha portato all’uccisione di numerosi civili, ora per il tycoon urge la necessità dei cosiddetti ‘boots on the ground’ in territorio siriano. Un’ipotesi sempre respinta dal suo predecessore, perché giudicata troppo rischiosa per l’America, che avrebbe corso il pericolo di ritrovarsi coinvolta in una nuova guerra mediorientale. Alle accuse di “Putin-connection”, Donald Trump dedica oggi con un tweet, accusando Obama di essere stato troppo arrendevole nei rapporti con la Russia.