L’attentato di Tunisi ha lasciato strascichi anche da questa parte del Mediterraneo. Il ministro della Difesa Roberta Pinotti, preoccupata per l’avanzare della minaccia islamista in Nordafrica, ha annunciato ieri il rafforzamento della nostra presenza militare nel mar Mediterraneo. Contestualmente, anche se le due vicende non sono collegate, il Governo ha deciso di interrompere la nostra partecipazione alla missione Nato Ocean Shield e gli imbarchi dei militari a difesa dei nostri mercantili.
Mare sicuro. La nuova missione unilaterale della nostra Difesa, che coinvolgerà in modo particolare la Marina Militare, schiererà navi, aerei, droni e satelliti a difesa delle nostre coste meridionali. In particolare, una piccola ma efficiente squadra navale avanzata sarà presto schierata a difesa delle isole di Pantelleria e Lampedusa e delle piattaforme offshore dell’Eni, a 50 km dalla costa, con il compito di intervenire anche a difesa dei pescherecci italiani. «Il potenziamento del dispositivo aeronavale dispiegato nel Mediterraneo centrale – ha spiegato ieri in Parlamento il ministro Pinotti – si è reso necessario al fine di tutelare i molteplici interessi nazionali, anche in vista dei prossimi grandi eventi»: Expo a Milano, Anno Santo a Roma e ostensione della Sindone a Torino. Della sicurezza dell’Europa si parlerà anche nel Consiglio europeo di oggi a Bruxelles.
Mai più “casi marò”. Sempre ieri, il ministro Pinotti, ha annunciato il disimpegno dell’Italia dalla missione antipirateria della Nato Ocean Shield nell’oceano Indiano e la revoca del protocollo di intesa con l’associazione degli armatori (Confitarma) per imbarcare militari italiani a difesa delle navi mercantili. L’accordo era stato sottoscritto nel’ottobre 2011 dall’allora ministro Ignazio La Russa, ma già pochi mesi dopo, nel febbraio 2012, il dispositivo – in particolare le regole di ingaggio – mostrò tutti i suoi limiti con il caso dei fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, imbarcati sulla petroliera Erica Lexie, tuttora trattenuti in India con l’accusa di ave ucciso due pescatori, scambiati per pirati.
Alessandro Testa