Sì alla webtax, ma solo se internazionale. Questo è il pensiero di molti degli scettici sulla tassazione degli Over the top. Giusto regolamentare Google & co., ma purché l’aliquota sia decisa tramite un accordo fra Stati. Lo scorso dicembre, Marco Gay – presidente di Anitec-Assinform e amministratore delegato di Digital Magics – aveva espresso perplessità proprio di fronte all’idea di una webtax all’italiana. L’abbiamo contatto per sapere cosa ne pensa degli ultimi sviluppi sulla questione.
Quali sono le sue perplessità in merito a una webtax?
“Le mie perplessità riguardano una webtax italiana, che sarebbe un problema per la nostra economia. Purtroppo siamo un paese con una pressione fiscale altissima: inserire una tassa del genere nel nostro mercato di imprese, già duramente colpite dal fisco, sarebbe nocivo e per nulla lungimirante”.
E la Francia? Parigi ha adottato una webtax nazionale, in attesa dell’Europa…
” Una soluzione del genere non gioverebbe all’Italia”.
Perché?
“Bisogna riflettere sulle conseguenze che una webtax solo italiana avrebbe sulle piccole e medie imprese, che stanno scoprendo la web economy soltanto adesso. Sono convinto che se Amazon venisse tassata in Italia, a pagarne le conseguenze sarebbero proprio le Pmi che a lei si appoggiano”.
Quindi che soluzione immagina?
“L’unica soluzione è affrontare il problema su un piano – perlomeno – europeo, altrimenti c’è il rischio di creare concorrenza interna all’Unione. Deve essere una decisione comune degli Stati membri, anche sui numeri: la percentuale dell’aliquota deve essere stabilita a livello comunitario. E sul piano globale sì, mi rendo conto che è molto complicato. Ma almeno cerchiamo di procedere come Unione Europea”.