ROMA – Fino a ora poche certezze sulla manovra. Sale a 2,4% la platea dei contribuenti beneficiari del taglio del cuneo fiscale. In crescita, dell’1,5%, il reddito per le famiglie, secondo l’ultimo report della Banca d’Italia. I dubbi, però, sono ancora molti. In particolare, riguardano le stime di crescita. L’ufficio parlamentare di bilancio ha annunciato che i già miseri obiettivi sono da rivedere al ribasso. Infatti, nel caso di previsioni troppo ottimistiche, rischierebbero di compromettere il risanamento dei conti.
La stima iniziale del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si attestava intorno all’1%. Ad oggi si è arrivati allo 0,4% che avrà ripercussioni anche nel 2025. “L’attività economica faticherebbe a recuperare lo slancio nello scorcio di quest’anno. In assenza di una significativa accelerazione la crescita prevista nel Piano strutturale di bilancio per il biennio 2024/2025 appare più difficile da conseguire”, ha spiegato Andrea Brandolini, vice capo del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia.
Occhi puntati sulla sanità
Tra i temi centrali della manovra c’è la sanità. L’Istat ha reso noto che, se il conto per le famiglie dovesse aumentare ulteriormente, si raggiungerebbero i livelli pre-Covid19 (diminuzione della spesa sanitaria dello 0,4%, a 130,2 miliardi di euro). Inoltre, l’Istituto nazionale mette in evidenza che già nel 2023 molti italiani avevano rinunciato a curarsi per motivi economici, ma anche per le lunghe liste d’attesa. I numeri su medici e infermieri fanno emergere anche che sarà necessario il 30% in più dei camici nei prossimi dieci anni, secondo Bankitalia.
Ulteriori dubbi sulla manovra
La lista delle perplessità si allunga. Tra queste emergono le misure per la natalità. “Più che i trasferimenti alle famiglie con figli, sarebbero necessari più asili nido e congedi parentali”, ha spiegato Brandolini. Tra le tematiche ci sono anche le equità dell’intervento sulle detrazioni e i tagli lineari ai ministeri. Bankitalia, invece, chiede una spending review selettiva.
In ultimo, il ‘contributo’ richiesto alle banche. La Corte dei Conti si aspetta incassi nel prossimo biennio forse anche più consistenti del previsto.