Prima la fiducia, poi le modifiche. È atteso per questa sera alle 18.50 il voto finale della Camera sul maxi-emendamento del governo alla manovra di bilancio. Tanti i ritocchi effettuati in questi giorni a Montecitorio, molti quelli già annunciati al Senato.
A creare le ultime frizioni nella maggioranza è stata l’ecotassa sulle vetture inquinanti. I deputati hanno rimodulato le previsioni di incasso – l’introito previsto tra 2019 e 2021 passa da 900 a 937 milioni – ma l’imposta rimane in forse. Già poche ore dopo l’annuncio da parte del M5S, le Lega – per bocca del vicepremier Matteo Salvini– ha annunciato la sua totale contrarietà.
L’emendamento sarà quindi sicuramente modificato a Palazzo Madama, bloccando la tassazione dei veicoli inquinanti, ma non gli incentivi sulle auto “green”. “Non sarà un’ecotassa, ma un ecosconto” ha affermato questa mattina Laura Castelli, sottosegretario all’Economia per i 5 Stelle.
Molte le smentite da parte pentastellata alle polemiche sul ruolo di Tria, che aveva espresso nei giorni scorsi il suo disagio. Al ministro arriva una conferma dal vicepremier Di Maio che alle agenzie dichiara: “Sta facendo un grande lavoro”. E anche da Palazzo Chigi l’Ansa raccoglie assicurazioni, da fonti che definisce certe, sulla fiducia nel responsabile del Mise: “Il ministro Tria sta svolgendo il suo lavoro con serietà e impegno, in piena sintonia con l’azione dell’esecutivo. Tutto il resto sono fantasiose ricostruzioni destituite di ogni fondamento. In questa delicata fase di dialogo con l’Ue sulla manovra economica il governo va avanti compatto”.
Il maxi-decreto arriverà domattina tra le mani dei senatori, che dovranno votarlo entro il 21 dicembre. Tra le modifiche annunciate compaiono la riformulazione di reddito di cittadinanza e quota cento (per cui è previsto un taglio complessivo di 4 miliardi), l’allargamento della pace fiscale, la riduzione del 40 per cento delle pensioni d’oro.
Sullo sfondo rimane la trattativa con l’Unione europea. Le modifiche alla manovra sono infatti funzionali ad abbassare il rapporto deficit/Pil dal 2,4 al 1,9-2 per cento chiesto da Bruxelles. Sotto la lente dei commissari europei rimane anche la quota di deficit strutturale: l’Unione chiede al governo di abbassare le stime dall’1,7 all’1 per cento. Per questa operazione servono 9 miliardi di tagli alla spesa prevista e una ricomposizione della legge di bilancio pro-investimenti. Non solo: il deficit dovrà scendere ulteriormente nel prossimo triennio. Condizioni che rendono necessario posticipare al 2019 l’attuazione di reddito di cittadinanza e quota cento, ma senza grandi garanzie che il rinvio sia sufficiente a soddisfare le condizioni richieste da Bruxelles