“Il deficit al 2,04% è un passo nella giusta direzione, ma ancora non ci siamo, ci sono ancora dei passi da fare”. Il commissario europeo agli Affari economici e monetari, Pierre Moscovici, gela il governo italiano. Il commento arriva dopo l’incontro di ieri sera tra il premier Giuseppe Conte e il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker. Il primo aveva proposto questa limatura al deficit previsto nella Legge di bilancio per il 2019 (dal 2,4% al 2,04%).
Juncker aveva parlato di “buoni progressi”, facendo pensare ad un’intesa imminente. Conte si trincera dietro un “no comment” al monito di Moscovici, chiarendo che c’è fiducia e orgoglio per la proposta fatta da parte del presidente. Lo stesso sostengono in una nota i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini che esprimono “piena fiducia nel lavoro del premier”. “Continuiamo a sostenere con convinzione la nostra proposta. Siamo persone di buon senso. Manterremo tutti gli impegni presi”. La trattativa, dunque, prosegue ancora, con il ministro dell’Economia Giovanni Tria inviato oggi a Bruxelles per supportare Conte.
Il commento di Moscovici, intanto, fa molto rumore se accostato a quanto lo stesso commissario ha aggiunto sulla Francia. Secondo Moscovici, come ribadito poco fa al Senato, il governo di Emmanuel Macron può sforare il tetto del 3% previsto dal Trattato di Maastricht per finanziare le misure volte a sedare la crisi dei gilet gialli. L’unica raccomandazione riguarda la limitazione temporale dello sforamento, giustificato dalla circostanza emergenziale. Alcuni giornali di oggi parlano di due pesi e due misure. Infatti, nonostante la Francia abbia un debito più basso (anche in rapporto al Pil: 97% contro il 131,8% italiano) e dati macroeconomici migliori, fa discutere l’applicazione più o meno flessibile delle norme comunitarie da parte della Commissione.