È scontro aperto tra Governo e Unione europea sulla manovra. La decisione di fissare il rapporto deficit/pil al 2,4%, contro l’1,6% concordato in precedenza dal ministro dell’Economia Giovanni Tria con i partner comunitari, ha provocato la durissima presa di posizione di Jean-Claude Juncker: “Se l’Italia vuole un trattamento particolare supplementare, questo vorrebbe dire la fine dell’euro – ha detto il presidente della Commissione in un intervento in Germania – Non vorrei che dopo aver superato la crisi greca, ricadessimo nella stessa crisi con l’Italia”.
“I piani di bilancio italiani non sembrano compatibili con le regole del Patto di Stabilità” gli ha fatto eco il vicepresidente Valdis Dombrovskis, mentre il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, ha parlato di “deviazione molto, molto significativa rispetto agli impegni presi”, mostrandosi però anche disponibile ad una mediazione: “L’Italia è un paese centrale della zona euro e deve restare tale, quindi calmiamoci e usiamo lo spirito negoziale – ha spiegato – Gli italiani sono attaccati all’euro perché li protegge”. Per il presidente dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, Udo Bullman, “l’Italia non è la nuova Grecia perché non è tanto una questione di economia, ciò che succede in Italia è una questione politica”.
Immediata la reazione dell’esecutivo. Mentre Tria, rientrato in anticipo da Lussemburgo, dove ha partecipato alla riunione dell’Eurogruppo ma non a quella dell’Ecofin, ha smentito l’ipotesi di Juncker chiarendo che “non ci sarà nessuna fine dell’euro”, la risposta più decisa è stata quella del vicepremier Luigi Di Maio: “C’è quale istituzione europea che gioca a fare terrorismo sui mercati. A qualcuno non andava bene che lo spread non si fosse impennato. Noi non torneremo indietro di un millimetro. Se necessario spiegheremo questa manovra nelle piazze”. Tagliente anche la replica di Matteo Salvini: “In Italia nessuno si beve le minacce di Juncker, che associa il nostro paese alla Grecia. Basta minacce e insulti. L’Italia è un paese sovrano”.