Inizia oggi in Parlamento l’analisi della bozza della legge di Bilancio 2025. I partiti sono già in pressing per proporre modifiche alla Manovra, che oggi comincia il suo iter nell’Aula delle Commissioni Bilancio di Camera e Senato.
Per Forza Italia rimane centrale il taglio delle tasse e, in particolare, l’abbattimento del secondo scaglione Irpef dal 35 al 33%. L’obiettivo è quello di estendere la platea ai redditi fino a 60 mila euro. Soldi che dovrebbero arrivare dagli incassi del concordato preventivo biennale. Faro puntato anche sulla web tax, da rivedere per non colpire start-up o siti di giornali e agenzie con fatturato limitato.
La Lega, invece, punta a estendere la Flat tax agli autonomi dall’attuale tetto di 85 mila euro a chi ne dichiara 100 mila. E punta l’accento, poi, sulla riduzione delle plusvalenze da criptovalute, con l’aliquota che ha raggiunto quota 42%, e sul taglio del turn over delle forze dell’ordine.
Per Fratelli d’Italia le priorità restano il taglio dell’Irpef, il taglio del cuneo fiscale – che sarà reso strutturale – e gli aiuti alle famiglie con figli. Gli investimenti dovrebbero essere facilitati dalla raccolta della previdenza complementare.
Emendamenti attesi anche dalle opposizioni per cui il fronte caldo resta quello della sanità. Il Pd e il M5s denunciano i tagli alla spesa pubblica per la salute e annunciano proteste anche per salvare il fondo dell’automotive, ridotto di 4,5 miliardi di euro.
Nella giornata di domani sfileranno in audizione anche i sindacati confederali e Confidustria. Cgil e Uil chiedono più fondi su scuola, sanità, automotive e rinnovo dei contratti del pubblico impiego, da ricavare riducendo gli investimenti per la difesa. Mentre la Cisl solleva il tema della riforma delle pensioni. Tra i desiderata di Confindustria, invece, l’Ires premiale per chi mantiene gli utili per almeno un 70% all’interno dell’impresa, investendone il 30% per tecnologia, welfare e produttività.
Intanti, il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta denuncia l’assenza di misure cruciali per la tenuta del servizio sanitario. Mancherebbe “il piano straordinario di assunzione medici e infermieri” e “l’abolizione del tetto di spesa per il personale”. Insufficienti, poi, le “risorse per gestire il continuo sforamento del tetto di spesa della farmaceutica diretta”. I soldi, per Cartabellotta, non basterebbero neanche a coprire le misure già varate dal governo. Da qui al 2030 mancherebbero all’appello 19 miliardi.