Per il ministro dell’Economia Giovanni Tria oggi primo confronto con l’Europa sui termini della prossima manovra, e – soprattutto – sulle cifre del Decreto di economia e finanza presentato giovedì scorso dal governo gialloverde. Nel pomeriggio il titolare del Tesoro è atteso infatti in Lussemburgo per la riunione dell’Eurogruppo, con tutti i ministri delle Finanze dell’Eurozona. Tema dell’incontro: i conti pubblici dei Paesi Ue e la situazione economica dell’area euro.
Ma a suscitare la preoccupazione dell’inquilino di via XX settembre sono soprattutto la serie di faccia a faccia e bilaterali con il vicepresidente della Commissione Europea Valdis Dombrovskis e il Commissario Ue ai conti pubblici Pierre Moscovici, previsti per la giornata di oggi e di domani. A loro il ministro Tria dovrà spiegare perché, soltanto il mese scorso a Vienna, aveva assicurato che l’Italia avrebbe presentato una Finanziaria con un rapporto deficit-Pil pari all’1,6 per cento, o al massimo all’1,9. Ora invece quel 2,4 per cento messo in conto nella nota di aggiornamento al Def cambia drasticamente le carte in tavola.
Il rischio, paventato dalla Commissione Europea, è che con il macigno incombente del debito pubblico italiano al 130 per cento, al primo scossone importante dei mercati finanziari l’Italia finisca inesorabilmente sull’orlo del baratro. Che il nostro paese, cioè, si ritrovi sul ciglio di quel burrone rappresentato dal rischio default a cui Roma si era avvicinata, ben oltre la soglia di sicurezza, nel terribile autunno del 2011, all’epoca di Berlusconi e Tremonti.
Moscovici e Dombrovskis metteranno Tria di fronte alla realtà: se la manovra non correggerà i conti preannunciati dal Def, l’Ue sarà costretta per la prima volta nella storia a una clamorosa bocciatura della Legge di Bilancio. E proprio alla vigilia della delicatissima missione del titolare del Tesoro, che vuole tentare di rassicurare i partner europei, piombano come pietre piovute dal cielo le dichiarazioni degli esponenti di governo, che non saranno certo d’aiuto per il difficile compito del ministro. “Se l’Italia davvero dovesse andare verso l’insostenibilità del debito e l’esplosione dello spread, allora ci porteremo dietro tutta l’Europa”, ha minacciato il presidente della commissione Bilancio della Camera, Claudio Borghi, dai microfoni di Radio Cusano Campus.
Nel frattempo, dopo l’ultimo venerdì di passione di Piazza Affari – con i 22 miliardi bruciati nell’ultima seduta prima della chiusura per il weekend e il picco dello spread a oltre 280 punti base – alla riapertura della Borsa di Milano il differenziale tra i titoli decennali tedeschi e i Btp italiani ha toccato i 272 punti, per poi ripiegare sui 269.