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Manovra, margini stretti
tra le promesse dei partiti
e i vincoli di Bruxelles

Tria: "Non tutto si può fare subito"

Il governo punta a superamento Equitalia

di Antonio Scali10 Settembre 2018
10 Settembre 2018

epa06885036 Italian Finance Minister Giovanni Tria during an Ecofin Finance Ministers meeting in Brussels, Belgium, 13 July 2018. EPA/STEPHANIE LECOCQ

Revisione della legge Fornero, flat tax e reddito di cittadinanza. Promesse che hanno spinto M5s e Lega alla guida del Paese, e che ora si scontrano con i vincoli di bilancio europeo e le reazioni dei mercati. La settimana scorsa il premier Giuseppe Conte e il suo vice Matteo Salvini, ospiti del Forum Ambrosetti di Cernobbio, avevano abbassato i toni, ricordando che le riforme economiche verranno attuate nell’arco della legislatura. Parole dolci per gli investitori e i burocrati di Bruxelles, che hanno portato a un calo dello spread – il differenziale tra i nostri titoli di Stato e quelli tedeschi – raddoppiato in questi primi mesi di governo gialloverde.

L’esecutivo dovrà dimostrare adesso la propria tenuta, provando a far coesistere interessi diversi come quelli di Lega e Cinque Stelle. Obiettivi imminenti sono infatti la nota di aggiornamento al Def, da presentare entro il 27 settembre, e la manovra in ottobre, all’interno di margini di manovra molto stretti. In totale dovrebbero essere necessari circa 30 miliardi, di cui solo 12,5 per scongiurare l’aumento dell’Iva, con la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia.

 A far da tramite tra le esigenze politiche di Salvini e Di Maio da una parte e Bruxelles dell’altra sarà ministro dell’Economia Giovanni Tria. I vincoli dell’Ue saranno rispettati, fa sapere il titolare di via XX settembre, ma già dalla manovra di ottobre verranno impostate le tre grandi promesse in materia economica della scorsa campagna elettorale. Scongiurata l’ipotesi di sforare il limite del 3% tra deficit e Pil, Tria dopo l’Ecofin di Vienna ha assicurato che l’Italia terrà il deficit nominale intorno all’1,6% e ridurrà quello strutturale (cioè quello al netto delle misure una tantum o della congiuntura economica) almeno dello 0,1%. Anche perché, sottolinea il ministro, «è inutile cercare tre miliardi in più di deficit se poi ne perdiamo altrettanti sul mercato», a causa dell’aumento dello spread. No, dunque, a uno shock fiscale come prospettato dal deputato forzista Renato Brunetta.  A prevalere è la linea della prudenza, anche perché il Pil italiano – ha ricordato Tria – cresce di un punto percentuale in meno rispetto alla media Ue.

Per questo i tecnici della Lega hanno dovuto rivedere la propria proposta di flat tax, in modo da garantirne almeno un assaggio in vista della manovra: prevista un’aliquota del 15% per professionisti e imprese con ricavi fino a 65mila euro. Prelievo del 20%, invece, per la fascia da 65mila a 100mila euro. Altra promessa che il Carroccio vuole mantenere è quella della “pace fiscale”. Una sorta di condono che dovrebbe riguardare le cartelle esattoriali, i verbali della Guardia di Finanza e le liti tributarie. Probabilmente ci saranno più aliquote in base agli importi delle cartelle e un tetto massimo per l’adesione. Il governo punta inoltre a superare Equitalia: i funzionari dell’Agenzia delle Entrate potranno offrire ai contribuenti non solo la possibilità di chiudere le proprie pendenze con sconti su sanzioni e interessi, ma anche tenendo conto della capacità patrimoniale. Il reddito di cittadinanza, proposta chiave dei Cinque Stelle, potrebbe invece slittare alla seconda metà del 2019.

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