C’è tempo fino al 15 ottobre per trovare 5 miliardi di euro che ancora mancano alla manovra di bilancio. Entro quella data il governo dovrà consegnare all’Europa il «Budgetary plan», lo schema della legge di bilancio.
Le proposte finora avanzate sono state respinte. Prima il veto di Matteo Renzi e Luigi Di Maio sulle “rimodulazioni” delle aliquote Iva, poi i dubbi di Giuseppe Conte sui ticket sanitari legati al reddito, proposti dal ministro della Salute Roberto Speranza. Ma il dibattito sull’Iva rimane aperto.
A riaccenderlo è stato ieri il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia (Pd): “Oggi siamo nella condizione in cui assorbenti e pannolini sono tassati con Iva ordinaria al 22% e alcuni beni anche di lusso vivono di evidenti agevolazioni. Rimodulare le aliquote Iva rivedendo i panieri entro la legislatura è dovere del governo”, ha affermato replicando criticamente all’alt di Italia viva.
Pur ribadendo un no deciso a misure per fare cassa, Matteo Renzi lascia aperta una piccola fessura: “Se la rimodulazione dell’Iva è a costo zero, per esempio si abbassa l’Iva al pannolino, firmo anche io”.
CASO COLF
Non è solo la caccia alle coperture anti-iva a infiammare il dibattito politico. Nella manovra è spuntata l’ipotesi di rendere le famiglie sostitute d’imposte per le badanti. “Vediamo uno studio allegato alla Nadef sulle attitudini” di colf e badanti “rispetto alla dichiarazione dei redditi. Sarebbe intollerabile fare cassa a spese delle famiglie”, dice il segretario nazionale di Assindatcolf, Teresa Benvenuto.
Il problema del lavoro in nero per le colf tuttavia esiste. Secondo Assindatcolf, il 60% dei lavoratori domestici non è assunto regolarmente, con conseguenze importanti per le casse dello Stato. Per questo che il governo sta pensando di introdurre delle novità che potrebbero far emergere le irregolarità. La più importante è proprio quella di trasformare i datori di lavoro in sostituti d’imposta.
L’ipotesi è quella di obbligare le famiglie a effettuare le trattenute mensili, da versare poi all’Erario, mediante modello F24 o altri metodi semplificati. In questo modo, però, i lavoratori avrebbero stipendi più bassi, pur venendo meno per loro l’obbligo di pagare le tasse successivamente.