ROMA – Proseguono le audizioni sulla manovra in attesa dell’arrivo del testo in Aula previsto a dicembre. Critico l’Ufficio parlamentare di bilancio che rileva che le previsioni macroeconomiche ufficiali, sono ancora accettabili per il 2023 mentre sono aumentati i rischi al ribasso per l’anno prossimo. Critico invece sul finanziamento alla Sanità: i fondi potrebbero non bastare per coprire le spese. Questa mattina, 14 novembre, si è espresso anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, intervenendo in audizione alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato. Il ministro ha sottolineato che “allo stato risulta trascurabile l’impatto sulla crescita del 2024”, aggiungendo poi che la Manovra è stata predisposta “in un frangente estremamente complicato”. A rendere difficile la situazione c’è l’incertezza legata al conflitto israelo-palestinese e le difficoltà che, da tempo, caratterizzano il contesto economico e geopolitico.
I due vincoli di Giorgetti sulla Manovra
Secondo quanto afferma Giorgetti i vincoli stringenti su cui è stata costruita la nuova finanziaria sono due. Il primo è l’impatto dell’aumento dei tassi d’interesse sull’accrescimento del debito pubblico, il secondo è legato ai limitati spazi di Manovra, rappresentati dall’andamento della spesa per prestazioni sociali. Giorgetti ha poi specificato: “Secondo i dati più recenti, il sistema economico italiano è riuscito a reggere l’impatto delle diverse criticità che caratterizzano l’attuale situazione internazionale”. Lo stesso ha poi sottolineato che la resilienza dell’economia ha evitato in estate la seconda flessione consecutiva del Pil, scongiurando così una recessione tecnica.
Un occhio attento all’inflazione
Sulle variazioni dei prezzi, il ministro ha poi detto che “non sono state lineari e omogenee”, registrando conseguenze immediate anche sulla distribuzione del reddito. La strategia di politica di bilancio, secondo quanto afferma Giorgetti, “mira a garantire la sostenibilità del debito pubblico, attraverso miglioramenti significativi del saldo primario strutturale nei prossimi tre anni. Il rapporto debito-Pil si conferma su un profilo decrescente, fino a un livello del 139,6% nel 2026”. L’aggiustamento di bilancio resta, invece, necessario per rendere la riduzione del debito sostenibile e resiliente agli shock negativi. L’andamento del rapporto debito-Pil nei prossimi anni è fortemente influenzato dall’aumento di fabbisogno di cassa legato al superbonus”. Il ministro ha ricordato che “il disavanzo pubblico è destinato a scendere sotto la soglia del 3% entro il 2026”.
Attesa la valutazione di Moody’s
Lunedì c’è stato il parere anche di Bankitalia, Corte dei Conti e Confindustria. Per la Banca d’Italia l’alto debito potrebbe creare vulnerabilità alla nostra economia in caso di shock. Critiche anche da Confindustria che ha definito la manovra “ragionevole, ma incompleta”. Sulla Sanità, in particolar modo, si è espressa invece la Corte dei conti che ha definito insufficienti le risorse previste dalla Legge di Bilancio. Per venerdì 17 novembre è atteso il giudizio di Moody’s, dopo le valutazioni di S&p, Dbrs e Fitch. Molti analisti concordano sul fatto che Moody’s possa esprimersi positivamente sul rating dell’Italia. L’agenzia potrebbe confermare il giudizio delle altre agenzie, lasciando il quadro difficile ma stabile.