Stretta sulle detrazioni, bonus e tempi di attesa più lunghi per l’impostazione e l’invio a Bruxelles. Sono questi gli ingredienti che in questa fase caratterizzano la manovra 2025.
Se da un lato difficilmente il piano arriverà entro il 20 settembre – il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, dovrà prima presentare in Consiglio dei ministri dopo metà mese, e da lì Parlamento impiegherà almeno dieci giorni per l’esame, le audizioni e per riferire il suo parere – la Commissione Ue non considera la scadenza ultimativa. L’Italia in questo contesto non è l’unica nazione che appare indietro nella tabella di marcia. Alcuni Paesi infatti presenteranno i Piani solo a metà ottobre, insieme ai documenti di bilancio, e quelli vicini alle elezioni , come la Germania, o che non hanno al momento un governo come Francia e Belgio, potranno addirittura non presentarlo.
Una flessibilità quella di Bruxelles, volta ad aiutare i Paesi che vivono una fase storica delicata a redigere un piano il più accurato possibile, che conterrà impegni per i prossimi sette anni e che in caso di difficoltà future potranno essere modificati solo in eccezionalmente. A cui fa da contraltare la rigidità incontrate dall’esecutivo per rifinanziare i 18 miliardi di interventi e bonus previsti per il 2024 e coperti solo per un anno.
Allo studio ci sarebbe una revisione delle agevolazioni e degli incentivi, lo stop dei “bonus a pioggia”, si starebbe lavorando sulle detrazioni e le deduzioni fiscali, le garanzie pubbliche e i crediti di imposta. La manovra poi potrebbe abbracciare anche una nuova revisione dei bonus per le ristrutturazioni edilizie. Ma gli occhi sono puntati anche sulle garanzie pubbliche alle imprese che hanno assorbito moltissime risorse.
Un altro fulcro della Manovra è quello legato al tema della Sanità. Secondo gli esperti la curva della spesa per il settore deve iniziare la risalita. Proprio per questo motivo la presidente Giorgia Meloni ha chiesto al ministro Giorgetti di disegnare una curva della spesa sanitaria all’insù, che parta da due miliardi di euro di investimenti immediati, per poi aumentare in seguito la spesa.