La paura di un nuovo mostro ha scosso Firenze: ad uccidere Andrea Cristina Zamfir, la giovane prostituta di Ugnano, sarebbe stato un maniaco seriale. A sollevare la macabra ipotesi sono state le recenti scoperte dei carabinieri locali. Il DNA trovato sul nastro adesivo con cui la vittima è stata legata sarebbe, infatti, compatibile con quello dell’autore di altre 3 aggressioni.
La vicenda. Nuda e “crocifissa” a un palo con il nastro adesivo. Il 5 maggio scorso è stata trovata così Andrea Cristina, la 26enne prostituta rumena, uccisa sotto un cavalcavia della A1 in zona Ugnano (frazione di Firenze). Secondo l’autopsia si è trattato di una morte rapida, questione di pochi minuti, dovuta all’emorragia interna provocata dalle brutali sevizie a cui la ragazza era stata sottoposta. Un gioco erotico sadico, anche se – secondo i carabinieri del Ris – non si tratterebbe di un omicidio premeditato. L’uomo, infatti, avrebbe proposto la stessa tortura anche ad altre prostitute della zona senza mai arrivare ad ucciderle. Spuntano, quindi, in questi giorni le testimonianze di almeno altre 6 donne che – dal 2006 a oggi – sono state vittime delle stesse sevizie. La tecnica di adescamento, secondo i racconti, sarebbe sempre la stessa: la promessa di un’ingente somma di denaro in cambio di un’attività ludica priva di un vero e proprio rapporto sessuale. Dopo aver convinto le prostitute, il maniaco avrebbe chiesto loro di spogliarsi subito e di salire in macchina fino al cavalcavia. Dopo averle legate e violentate le avrebbe derubate e si sarebbe allontanato, abbandonandole in uno stato di semi-coscienza.
Le indagini: lo scotch e l’identikit. L’analisi del nastro adesivo usato dall’uomo per immobilizzare Cristina, potrebbe dare una svolta alle indagini. Le tracce di DNA, ricavate dalla saliva lasciata sullo scotch (strappato con i denti), sarebbero compatibili con quelle dell’autore di altre tre aggressioni avvenute nel luglio 2011 a Prato, nel marzo 2013 ad Ugnano e il 21 febbraio a Calenzano (in provincia di Firenze). La scoperta ha confermato che si trattava di un maniaco seriale, avvalorando così i racconti delle prostitute. Ma c’è di più. Lo scotch di colore bianco porta impressa la scritta del Careggi, il primo ospedale toscano e terzo in Italia per dimensioni. Fonti sanitarie hanno di fatto confermato che si tratterebbe proprio del nastro adesivo che veniva usato nei reparti dell’ospedale nel 2006 (l’anno della prima aggressione del killer). A sostegno delle indagini è stato fornito anche un identikit dell’uomo ricavato dalle testimonianze. Gli investigatori stanno cercando un uomo fra i 50 e i 60 anni, calvo e grasso, anche se dai racconti non è emerso un volto comune. I carabinieri stanno inoltre analizzando le immagini delle telecamere dei viali tra Novoli e il parco delle Cascine.
Il paragone con il mostro di Firenze. La morte di Cristina ha alimentato le suggestioni popolare e enfatizzato il timore di un ritorno del mostro di Firenze. Ma gli esperti smentiscono l’esistenza di un’analogia tra i due casi. La criminologa Roberta Bruzzone ha spiegato al quotidiano FirenzeToday: “Rispetto al Mostro di Firenze siamo proprio su un’altra tipologia e un’altra strada. Si è detto che la vittima è stata trovata crocifissa: una posizione che denota la chiara volontà di compiere un abuso sessuale, una violenza carnale di matrice sadica, non c’entra niente la questione religiosa, nessun rituale”.
Flavia Testorio