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HomeEsteri Mali, arrivati in Italia i tre connazionali rapiti nel 2022

Rientrati in Italia
i tre connazionali
rapiti nel 2022 in Mali

Tajani: "Un grande sollievo"

Giorgia Meloni: "Felicitazioni"

di Beatrice Subissi27 Febbraio 2024
27 Febbraio 2024

Rocco Langone, la moglie Maria Donata Caivano e il figlio Giovanni Langone, sequestrati il 19 maggio 2022 nella loro abitazione alla periferia della città di Koutiala / Foto Ansa, Alessandro Di Meo

ROMA – Sono arrivati poco dopo le 15 di martedì 27 febbraio, all’aeroporto militare di Ciampino, i tre cittadini italiani sequestrati in Mali il 19 maggio 2022 e rilasciati nella notte. Ad accoglierli il vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani che nel primo pomeriggio aveva parlato di “sollievo” nell’apprendere della liberazione, resa possibile “grazie al lavoro dell’Intelligence, dell’Aise e della collaborazione con l’Unità di crisi”.

Anche la premier Giorgia Meloni ha espresso le sue “felicitazioni per la liberazione dei tre connazionali” e ha ringraziato “per lo straordinario lavoro l’Aise che, di concerto con il ministero degli Esteri, ha consentito questo non facile risultato”. “Una gioia”, ha commentato il presidente della Camera Lorenzo Fontana.

Il rapimento

Rocco Langone, la moglie Maria Donata Caivano e il figlio Giovanni Langone, erano stati rapiti nella loro abitazione alla periferia della città di Koutiala, a sud est della capitale Bamako, dove vivevano da diversi anni.

Responsabile del rapimento della famiglia Langone, si legge nella nota di Palazzo Chigi, è stata una fazione jihadista riconducibile al Jnim, gruppo di supporto per l’Islam e i musulmani, allineata con al-Qa’ida, attiva in larga parte dell’Africa Occidentale.

I Langone vivevano a Koutiala da diversi anni, all’interno di una comunità di Testimoni di Geova, del tutto integrati. Il rilascio della famiglia, spiega la nota, è stato reso possibile grazie “all’intensa attività avviata dall’Aise, dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, fin dall’immediatezza del sequestro, e in particolare grazie ai contatti dell’Agenzia con personalità tribali e con i servizi di intelligence locali”.

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