Ancora tutte da chiarire le circostanze del contagio di cui è rimasta vittima la piccola Sofia, la bimba di 4 anni stroncata dalla malaria durante un ricovero nel reparto di pediatria dell’ospedale di Trento. Nel corso della giornata di oggi verrà eseguita l’autopsia.
Dalle analisi di laboratorio effettuate risulta che il parassita, il Plasmodium falciparum, è lo stesso trovato sugli altri pazienti che erano ricoverati con lei in pediatria. Rimane tuttavia da scoprire se il ceppo di malaria corrisponda a quello riscontrato nei compagni di stanza di Sofia: ancora nessuna certezza dunque che il contagio sia avvenuto in corsia, e che la malaria che ha stroncato la piccola possa essere stata trasmessa dalle bimbe di ritorno dal Burkina Faso che erano in reparto con lei.
Anzi: gli ispettori inviati dal Ministero della Salute, analizzando la tempistica, propendono per l’ipotesi che il contagio sia avvenuto durante il periodo di vacanza trascorso dalla famiglia della bimba a Bibione, in un campeggio sul mare. Sofia dunque potrebbe essere arrivata all’ospedale di Trento quando aveva già ricevuto la puntura di zanzara che poi le sarebbe stata fatale. “Stiamo valutando con più attenzione la possibilità che la bambina sia stata contagiata mentre era a Bibione, cioè prima del ricovero in ospedale”, ha dichiarato il direttore generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute, capo della task force che sta conducendo le indagini. “Abbiamo ricevuto tutta la documentazione e valutato i tempi di incubazione della malaria, tra i 14 e i 20 giorni, che sono perciò compatibili con le date in cui Sofia era al mare”, spiega.
Nel frattempo arriva il primo commento della famiglia della piccola Sofia. “”Noi non accusiamo nessuno – spiega il nonno della bimba, Rodolfo Ferro – Tocca ai medici dirci come e perché Sofia è stata uccisa dalla malaria. Forse però negli ospedali qualcosa va aggiornato, quando pazienti con questa malattia, o i loro parenti con i bagagli, entrano in contatto con gli altri. E lo dico pensando prima di tutto con affetto alle bambine africane che hanno incontrato mia nipote al S. Chiara. Sarebbe imperdonabile se ora venissero isolate dai loro amici, oppure a scuola”.
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