Trentacinque persone sono state arrestate questa mattina nell’ambito della maxi operazione dei carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani contro i presunti favoreggiatori del superlatitante Matteo Messina Denaro. Questi, insieme ad altri trentacinque indagati, sono accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, turbata libertà degli incanti, reati in materia di stupefacenti, porto abusivo di armi, gioco d’azzardo e altri reati, tutti aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose. Nel corso dell’operazione sono state effettuate anche numerose perquisizioni finalizzate alla ricerca del latitante e sono state intensificate le attività di controllo del territorio.
L’indagine degli inquirenti conferma il ruolo di primo piano all’interno della cosca trapanese di cosa nostra di Matteo Messina Denaro, che sarebbe ancora in grado di impartire direttive funzionali alla riorganizzazione degli assetti nella provincia, nonostante sia latitante ormai da circa trent’anni, e ruota attorno alle posizioni di esponenti preminenti dei mandamenti mafiosi di Trapani.
Tra questi, prioritaria è la figura di Francesco Luppino, arrestato nel 2013 nell’ambito dell’operazione Eden e poi scarcerato, e indicato dagli investigatori come uno dei “fedelissimi” del boss di Castelvetrano. Secondo gli inquirenti, Luppino avrebbe avuto indicazioni dirette da parte di Messina Denaro per stabilire i vertici della famiglia e la nomina del reggente del mandamento di Mazara del Vallo, rimasto vacante dopo l’operazione Anno Zero.
Nel corso delle indagini del Ros sono stati ricostruiti anche rapporti con cosa nostra palermitana, quella agrigentina e la catanese, nel cui ambito i mafiosi trapanesi venivano indicati come “quelli che appartengono a Matteo Messina Denaro”.