120 milioni di euro: questo il valore dei sequestrati dalla Guardia di Finanza all’imprenditore di Agrigento Calogero Romano, già condannato nel 2016 per concorso esterno in associazione mafiosa. Il nuovo provvedimento nei confronti del cosiddetto “re della fibra ottica” – titolare di numerose aziende che operano nel campo delle telecomunicazioni, nel settore edile e anche di un autodromo – è stato emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Agrigento, su proposta della Procura di Palermo.
Dal calcestruzzo alle reti telematiche, la parabola imprenditoriale di Romano nasconderebbe dei fitti legami con esponenti di spicco della Cosa Nostra agrigentina. L’operazione – denominata in codice “Valle dei Templi” dal nome dell’omonimo autodromo – ha portato al sequestro di società, immobili, auto e conti correnti. È stato posto sotto sigillo anche l’impianto sportivo che sorge a Recalmuto (Agrigento), città d’origine dell’imprenditore. Con il consenso di Giuseppe Falsone, boss di Campobello di Licata, Romano avrebbe anche fornito alle aziende riconducibili ad alcuni esponenti mafiosi il calcestruzzo necessario alla realizzazione dei lavori di costruzione del noto centro commerciale “Le Vigne”, anche facendo ricorso a sovrafatturazioni al fine di costituire “fondi neri” necessari al sostentamento della famiglia mafiosa di Canicattì.
Già la condanna a 6 anni e sei mesi del 2016, emessa dal Tribunale di Agrigento, specificava che Romano “contribuì al rafforzamento di Cosa Nostra, pur non facendone parte, fino a quando il suo principale punto di riferimento: il mafioso Ignazio Gagliardo non entrò nel programma di protezione per i collaboratori di giustizia”. Anche un altro collaboratore di giustizia, Maurizio di Gati, ex boss agrigentino, a fornire dichiarazioni sul suo conto e sulle imprese a lui riconducibili: “Si mise a disposizione per assumere personale indicato da noi. Gli accordi erano che saremmo stati soci occulti, sia nella ditta di fili elettrici sia nella società che doveva realizzare l’autodromo a Racalmuto. E avremmo diviso i guadagni”.
Romano avrebbe infatti beneficiato dell’appoggio e della protezione di esponenti della famiglia di Racalmuto per ottenere vantaggi per le proprie imprese. Oltre al già citato autodromo, fra i beni sotto sequestro ci sono dieci aziende e otto società dell’impero di Romano. Fra queste la Romano s.r.l. (dedita al settore immobiliare) la mediterranea cavi s.p.a. (produzione e posa di cavi), la Romano telecomunicazioni s.r.l., la Program group racing engineering s.r.l., ed altre. Il patrimonio, fra terreni e abitazioni, comprende 119 immobili, conta decine di automezzi e sedici rapporti bancari.