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HomeCronaca Mafia, operazione della Dia a Palermo: arrestati i fratelli Scotto

Dia, operazione antimafia
Arrestati i fratelli Scotto
indagati per via D'Amelio

Ritenuti vicini a famiglia dell'Arenella

8 provvedimenti restrittivi a Palermo

di Andrea Murgia18 Febbraio 2020
18 Febbraio 2020

Il fermo immagine del video diffuso il 7 febbraio 2020 mostra un momento della maxi operazione contro la camorra condotta dal Comando Provinciale Carabinieri e dal Centro Operativo DIA. Dalle prime ore del mattino, i Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli e personale del Centro Operativo DIA di Napoli stanno eseguendo 24 misure cautelari, emesse su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, a carico di altrettanti affiliati al gruppo camorristico denominato "abbasc Miano", costola del clan Lo Russo, operante nei quartieri di Miano, Marianella, Piscinola e Don Guanella. Agli arrestati sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, detenzione e porto abusivo di armi, estorsione" e usura. ANSA/ UFFICIO STAMPA +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

La Dia di Palermo ha eseguito un provvedimento restrittivo emesso dal Gip nei confronti di otto soggetti, ritenuti affiliati alla famiglia mafiosa del quartiere Arenella. Nell’operazione “White Shark” sono stati arrestati i tre fratelli Gaetano, Pietro e Francesco Paolo Scotto.

Il primo era stato accusato della strage di via D’Amelio e adesso è parte civile nel processo sul depistaggio in corso a Caltanissetta. È inoltre indagato insieme al boss Nino Madonia per l’omicidio dell’agente di polizia Nino Agostino e della moglie Ida, assassinati davanti alla loro casa di villeggiatura a Villagrazia di Carini la sera del 5 agosto 1989.

Anche il secondo fratello, Pietro, è stato coinvolto nell’inchiesta sull’uccisione di Paolo Borsellino: era stato accusato di aver captato la chiamata con cui il magistrato comunicava alla madre che stava per andare a farle visita nella sua abitazione di via D’Amelio. Il terzo era stato condannato in primo grado e poi assolto in appello.

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