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HomeCronaca Mafia nigeriana in Italia: Schiavitù, rapine e violenze. La base nel Cara di Bari

Mafia nigeriana in Italia
sgominati due clan a Bari
emesse 32 misure cautelari

Le indagini sono in corso dal 2016

Nel mirino un centro di accoglienza

di Giorgio Saracino03 Dicembre 2019
03 Dicembre 2019

Arresti in Italia e all'estero nei confronti di due clan mafiosi nigeriani sono in corso da parte della Polizia su disposizione della magistratura barese. Gli indagati rispondono di associazione per delinquere, tratta, riduzione in schiavitù, estorsione, rapina, lesioni, violenza sessuale e sfruttamento della prostituzione. Una trentina le misure cautelari eseguite in Puglia, Sicilia, Campania, Calabria, Lazio, Abruzzo, Marche, Emilia Romagna, Veneto e all'estero, in Germania, Francia, Olanda e Malta. ANSA/US POLIZIA DI STATO ++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY ++

Associazione per delinquere, tratta, riduzione in schiavitù, estorsione, rapina, lesioni, violenza sessuale e sfruttamento della prostituzione. Queste le accuse nei confronti di due clan mafiosi nigeriani che operavano sia in Italia che all’estero. Sono 32 le misure cautelari eseguite in Puglia, Sicilia, Campania, Calabria, Lazio, Abruzzo, Marche, Emilia Romagna, Veneto e all’estero in Germania, Francia, Olanda e Malta.
È quanto emerge dall’indagine della Squadra mobile di Bari, con il coordinamento del Servizio centrale Operativo e l’ausilio della Divisione Interpol del Servizio per la Cooperazione Internazionali di polizia, e coordinata dalla Dda di Bari.
Stando alle indagini la mafia nigeriana era collegata al Centro di accoglienza per richiedenti asilo Cara di Bari-Palese. Era da lì e dal quartiere Libertà che controllavano i traffici illeciti.
Secondo i pm della Dda di Bari, Simona Filoni e Lidia Giorgio, molti degli episodi criminali, avvenuti in passato all’interno del centro di accoglienza, sarebbero infatti riconducibili alle attività delle gang.
Le indagini sono iniziate dopo le denunce sporte sul finire del 2016 da due cittadini nigeriani ospiti del Cara che lamentavano di essere stai vittime di pestaggi.
Chi non accettava di aderire alle gang criminale “Vikings” e quella degli “Eyie”, o non ne rispettava le idee, era soggetto a intimidazioni e violenze. Le vittime hanno raccontato infatti di veri e propri pestaggi, frustate, pugni, calci e bastonate con l’utilizzo di spranghe, mazze e cocci di bottiglia. Nei confronti delle donne, invece, esercitavano violenza psicologica, spingendole a prostituirsi.

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