Nuda e distesa sul letto. E’ stata ritrovata senza vita una prostituta rumena di 25 anni, uccisa nella notte di ieri nella località Marcelli di Numana, vicino Ancona. Uccisa da numerose coltellate, il suo cadavere è stato ritrovato da un’amica, che ha subito chiamato il 112. Le indagini sono ancora in corso, anche se i sospetti degli investigatori si concentrano tra la rete di clienti della donna, che era solita ricevere proprio nel suo appartamento. Al momento purtroppo non ci sono testimoni.
E’ stato invece arrestato l’uomo che venerdì scorso, a Cisterna di Latina, a pochi chilometri dalla Capitale, ha ucciso a coltellate moglie e figlia. Sabato mattina, i corpi senza vita delle due donne sono stati rinvenuti in un appartamento alle porte della città. Il marito della donna, un indiano di 37 anni, è crollato in serata dinanzi agli inquirenti. I due, sposati in India, erano separati, anche se formalmente risultavano ancora coniugati. Proprio nella mattinata di sabato, l’ultima lite violenta, sfociata in tragedia. L’uomo avrebbe raccontato che, preso da un raptus di follia, a seguito delle continue richieste di denaro da parte della donna, avrebbe afferrato un coltello per sgozzarle, la moglie prima e la figlia dopo. Poi è fuggito. A dare l’allarme, nel tardo pomeriggio, è stata una parente delle due donne, che era passata a trovarle.
I casi di femminicidio. Sono più di 10milioni le donne vittime di violenza in Italia e anche se aumentano il numero delle denunce, il 93% non ha ancora il coraggio di parlare. Proprio il giorno prima, a Roma, presso la sede dell’Enea, importanti personalità del mondo sociale e culturale hanno parlato appunto di questa piaga sociale chiamata femminicidio. Termine, questo, che non nasce per caso, né perché mediaticamente d’impatto. Termine che rappresenta la violenza perpetrata dagli uomini ai danni delle donne in quanto tali, ossia appartenenti al genere femminile. E al di là delle disquisizioni, ormai bastano le statistiche. Come ha sottolineato più di una volta la direttrice del dipartimento per le statistiche sociale ed ambientali dell’Istat, la dott.ssa Linda Laura Sabbadini, si è passati da un omicidio ogni tre giorni nel 2011 a uno ogni due giorni nel 2012. E nella maggior parte dei casi gli autori di questi delitti, contrariamente a ogni senso comune diffuso, sono mariti o ex fidanzati, molto meno estranei, magari immigrati. Essenziale in quest’ambito, oltre alla formazione, è la prevenzione. Le Nazioni Unite hanno più volte biasimato lo Stato italiano per il suo scarso impegno nel contrastare questo tipo di violenza.
L’omicidio di genere. Molti Paesi hanno già provveduto, nei loro codici penali, ad introdurre nuove leggi ad hoc. In tal senso si muove il progetto di legge presentato lo scorso novembre dall’allora onorevole Mara Carfagna e dall’avvocato Giulia Bongiorno, presente al convegno. Una proposta “volta a colpire la violenza nei confronti di un’altra persona solo in quanto donna”. Il nostro ordinamento ha già eliminato, con la legge n. 442 del 1981, l’omicidio e la lesione personale “a causa di onore” (previsto dal codice 587 del codice penale), ma si aspetta ancora la ratifica della Convenzione di Istanbul dove, all’articolo 42, si punta a reprimere più gravemente (ndr con l’ergastolo) l’omicidio commesso in nome dell’onore o prendendo a pretesto la violenza di norme culturali o religiose, nonché di tradizioni. Una questione, questa della violenza e dell’omicidio di genere, molto legata al linguaggio e all’uso spesso stereotipato che di questo se ne fa, in ogni ambito della vita culturale e sociale. “Il linguaggio oltre a descrivere la realtà a volte la muta, la trasforma, la cancella, la amplia la riduce”, ha sostenuto l’avvocatessa, anzi l’avvocato Bongiorno che, si dice convinta della necessità di una rivoluzione nei modi d’intendere e soprattutto la violenza di genere in quanto tale. “E se si chiama femminicidio è giusto e corretto continuare a chiamarla tale”.
di Marina Bonifacio