L’8 settembre 2017 il M5S festeggia il decennale del V-Day a Trieste alla presenza del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. Nello stesso giorno Nicola Biondo e Marco Canestrari presentano il loro “Supernova“, duro j’accuse al M5S che contiene rivelazioni poco lusinghiere sui rapporti interni al Movimento. In un momento così delicato fra la scelta del candidato premier, l’effettiva funzionalità della piattaforma Rousseau e la crisi di governance di alcune città pentastellate viene da chiedersi quale sia stata la parabola dal primo grande raduno con Beppe Grillo a Bologna, nel 2007.
“Non sapevamo allora cosa avremmo fatto e cosa sarebbe accaduto, ma allora come oggi sapevamo di essere al posto giusto e sapevamo di essere in tanti che non volevano più stare a guardare” scrive su Facebook Beppe Grillo. Non si può però trascurare quell’ondata di rabbia, che vedeva nell’antipolitica la risposta ad un’assenza di certezze da parte della classe dirigente, ha contribuito alla nascita di un nuovo polo che nel corso di questi 10 anni è entrato in parlamento e in alcuni dei comuni più importanti d’Italia (Roma, Torino, Livorno, ad esempio).
Ma il Movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio è veramente riuscito a curare i vizi della politica italiana? Alcuni esperti intervistati dal Fatto Quotidiano – da Gianfranco Pasquino a Carlo Freccero – danno risposte unanimi: prima di tutto, dalla definizione di ‘movimento’ che aveva come base il web, i grillini sono diventati un partito a tutti gli effetti istituzionale. Secondo, la rivoluzione annunciata non c’è stata, e anzi molti ideali si sono persi lungo la strada come sostiene il professore Aldo Giannuli in un’intervista a Repubblica.it. Dalle matrici ambientaliste alle apparizioni in Tv sono molte le contraddizioni che nel decennio hanno solcato le diverse anime del Movimento.
Per Biondo e Cenestrari l’epilogo è però scritto: “La storia del Movimento, finirà male, molto male. Sono troppe e tante le ombre che lo circondano, le inadeguatezze, la cinica incapacità di sapersi confrontare con la realtà”. Gettando così un’ombra nera sulla trasparenza dei pentastellati, domani alle urla di Trieste si sommeranno gli occhi attenti sulle pagine colme di rivelazioni che fanno tremare il futuro del movimento.