Nuova tornata d’interrogatori stamane a Palermo nell’ambito dell’inchiesta sulle firme false che vede coinvolto il Movimento 5 Stella. E’ salito a 13 il numero degli indagati dal Pm e oltre ai 10 nomi, resi noti nei giorni scorsi risultano iscritti nel registro degli indagati Pietro Salvino, marito della deputata nazionale Claudia Mannino, e la parlamentare Giulia Di Vita. Non è noto il nome del terzo neo inquisito.
Stamattina è stato il turno dell’interrogatorio di Claudia Mannino, anche lei deputata nazionale, che ha però deciso di non rispondere alle domande del magistrato. Dopo Mannino, indagata insieme ad altre nove persone, sarà la volta dell”ex capogruppo grillino alla Camera, Riccardo Nuti, poi toccherà all’avvocato Francesco Menallo e al cancelliere Giovanni Scarpello, che avrebbe autenticato le firme falsificate.
Sabato era già stata sentita l’attivista Alice Pantaleone, che si è già autosospesa dal movimento. Pantaleone aveva dichiarato di non essere stata presente la notte in cui le firme sono state ricopiate. Si era invece avvalsa della facoltà di non rispondere Samanta Busalacchi, ex assistente del gruppo M5S all’Assemblea Regionale Siciliana (ARS). Busalacchi è considerata essere molto vicina al deputato nazionale Riccardo Nuti.
Secondo Repubblica, Nuti e Mannino sono stati chiamati in causa da un deputato regionale M5S, Giorgio Ciaccio. Ciaccio era stato interrogato in gran segreto dalla Procura qualche giorno fa. Aveva confermato le accuse già mosse da un’altra deputata regionale M5S, Claudia La Rocca. Entrambi i deputati regionali si sono già autosospesi.
Nel frattempo, il deputato Alessandro Di Battista chiede ancora una volta l’autosospensione di tutti gli interessati che ancora non l’hanno fatto. Già Beppe Grillo aveva fatto la stessa richiesta dal suo blog. Intervistato ieri a In Mezz’Ora, precisa che se non lo faranno presto “interverrà il collegio” dei probiviri del M5S “che è stato eletto e nei prossimi giorni prenderà le giuste decisioni”.
La vicenda era partita da un servizio del programma Le Iene in cui veniva spiegato che le firme presenti su uno dei moduli presentati non erano autentiche. Erano state infatti ricopiate da un altro modulo che gli attivisti M5S avevano scoperto essere invalido. E secondo quanto ricostruito dal Fatto Quotidiano, almeno un paio di firme sarebbero addirittura dei falsi integrali. Gli interessati infatti non ricordano di aver apposto alcuna firma a favore del M5S in quella occasione.