Cronaca di un’esplosione annunciata. La protesta covava da settimane e, ieri, complice il pessimo risultato delle amministrative è deflagrata, lasciando per strada un altro “caduto”. Il Movimento 5 Stelle ha tutta l’impressione di essere sempre più un corpo allo sbando; a soli tre mesi dall’exploit elettorale.
L’affondo. Grillo e i “suoi” sono ormai due pianeti che non s’incontrano mai: idee differenti, programmi differenti e soprattutto punti di vista differenti. L’ultima vittima del generale Grillo si chiama Adele Gambaro, senatrice cinquestelle, espulsa dal Movimento al termine di una delle giornate più complicate per i grillini da quando hanno varcato la soglia del Parlamento. L’unica colpa della Gambaro è apparentemente quella di aver criticato pubblicamente il leader. «Due comuni non sono un successo elettorale, ma una débacle»: la senatrice affida ai microfoni di Sky l’amarezza per un risultato ben al di sotto delle aspettative; a conti fatti il M5S esce dalla tornata di amministrative con in mano solamente due piccoli comuni (Pomezia e Assemini); e neanche la (apparente) soddisfazione di Grillo per aver aggiunto altre frecce al proprio arco sono riuscite stavolta a tamponare la rivolta interna. «Stiamo pagando i toni e la comunicazione di Grillo – ha affondatola Gambaro– i suoi post minacciosi, soprattutto quelli contro il Parlamento. Lo invito a scrivere meno e osservare di più»; parole tuonanti incorniciate con la più pesante delle accuse: «Il problema del Movimento è Beppe Grillo».
Già dopo il primo turno in molti avevano chiesto di andare in tv per tamponare l’emorragia di consensi; richieste peraltro accontentate. Ma stavolta sotto accusa non era il Movimento ma il leader maximo in persona.
«Non vali niente». Così, la reazione non poteva che essere altrettanto roboante: attraverso le pagine del suo blog, Grillo invitava i fedelissimi alla rivolta contro la senatrice. «Vorrei sapere cosa pensa il Movimento 5 stelle di queste affermazioni, se sono veramente io il problema»; domanda retorica che rimarrà senza risposta; anche perché la sentenza è già scritta; la storia cinquestelle lo dimostra: chi sbaglia paga. «Non vali niente», esordisce Grillo nel post successivo, invitando la senatrice a lasciare al più presto il gruppo, colpevole di aver rilasciato dichiarazioni false e lesive, danneggiando l’immagine di Grillo e del Movimento tutto, solo per ritagliarsi un po’ di notorietà.
I precedenti. Adele Gambaro si va ad aggiungere, così, alla schiera di epurati e transfughi grillini che negli ultimi mesi hanno abbandonato prematuramente il Movimento: dagli espulsi della prima ora Favia e Salsi, il primo cacciato per un fuori onda in cui criticava i metodi dittatoriali di Grillo e Casaleggio, la seconda per aver violato il divieto di apparire in tv; è stato poi il turno di Mastrangeli, anche lui reo di essere andato in televisione subito dopo l’elezione alla Camera; volontarie, invece, le uscite dei deputati Furnari e Labriola, annunciate pochi giorni fa, proprio nel bel mezzo del caos post elettorale. E nonostante in molti tra i “portavoce” si affrettino a difendere ancora una volta le scelte del “capo”, l’aria che tira è di una resa dei conti che è solo all’inizio.
La spaccatura al Senato per la successione di Crimi ne è stata l’immediata dimostrazione: il nuovo capogruppo, Nicola Morra, è stato nominato con 24 voti, appena due in più del secondo, Luis Orellana. La granitica compattezza con cui il Movimento si era presentato in Parlamento è ormai un ricordo lontano.
Marcello Gelardini