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L’Unità resta anonima: sciopero-firme contro l’editore

di Federico Capurso19 Maggio 2014
19 Maggio 2014

unitàHa inizio questa settimana lo sciopero delle firme indetto dai giornalisti de l’Unità, in segno di protesta contro il lungo tergiversare dell’editore Matteo Fago, silenzioso di fronte all’aggravarsi della crisi della testata e alla questione degli stipendi arretrati dei suoi giornalisti e tecnici. Una decisione presa in assemblea con la partecipazione del presidente della Fnsi e del vicepresidente dell’Associazione stampa romana.
L’Unità, che dovrebbe festeggiare quest’anno il suo novantesimo compleanno, mostra con rammarico ai suoi lettori l’ennesimo segnale di una lenta agonia, iniziata nel gennaio 2001 e trascinata fino ad oggi, tra cambi di proprietà, chiusure delle redazioni regionali e sfortunati tentativi di rivoluzione editoriale.
La forma di protesta scelta per denunciare il comportamento dell’azienda e dell’editore, «che hanno fatto della politica del rinvio la loro linea guida» – si legge in una nota firmata dalla redazione – riflette lo spirito di responsabilità dei suoi giornalisti, coscienti del danno che provocherebbe un’assenza dalle edicole in piena campagna elettorale.
Da parte della cordata “Nuova iniziativa editoriale” capitanata da Fago, «si è scelto di rimandare ogni decisione a fine mese – prosegue la nota – mantenendo un atteggiamento inaccettabile fatto di opacità, di silenzi assordanti, di rimpallo di responsabilità». La volontà è certamente quella di mantenere in vita il quotidiano, nonostante i finanziamenti pubblici destinati alla testata continuino a diminuire (dai quasi sette milioni arrivati nel 2004, ai tre milioni e mezzo del 2013) e la diffusione sia giunta al minimo storico di 21 mila copie e rotte.
E allora ecco che nel momento del bisogno si chiamano a raccolta i vecchi amici. L’appello giunge per direttissima al Partito democratico, di cui l’Unità si è fatta spesso “ufficiosa portavoce” e che in questi giorni ha manifestato insieme alla Cgil la sua solidarietà nei confronti della redazione.
«È oggi che questa solidarietà – conclude la nota –, espressa finora soltanto a parole, deve tradursi in atti concreti e coerenti».

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