L’Unione Europea prepara l’offensiva contro i colossi di Internet. Nella riunione dell’Ecofin, in programma a Tallinn, in Estonia, venerdì 15 e sabato 16 settembre, si punterà a varare una web tax, in grado di evitare che le multinazionali Usa del digitale, da Google ad Amazon, da Facebook ad Airbnb, continuino a trasferire i profitti nei paradisi fiscali per eludere o evadere le tasse nei paesi europei, dove realizzano fatturati miliardari.
L’Italia è in prima fila in questa battaglia. Il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, ha fatto sapere di aver firmato una dichiarazione congiunta insieme ad altri tre ministri finanziari, il francese Bruno Le Maire, il tedesco Wolfgang Schaeuble e lo spagnolo Luis de Guindos. Il documento è stato inviato all’estone Toomas Toniste, che presiederà la riunione di Tallinn. “L’iniziativa – spiega il ministero dell’economia – ha lo scopo di sollecitare una imposizione delle imprese che svolgono attività economica in Europa senza corrispondere un livello di tassazione adeguata, mettendo a repentaglio i principi di equità fiscale e la sostenibilità del modello economico e sociale del continente”.
I quattro paesi firmatari chiedono una equiparazione fiscale sul fatturato generato in Europa dalle compagnie digitali. Si stima che già una aliquota minima pari al 5% del fatturato genererebbe entrate fiscali molto superiori a quelle finora pagate dai giganti del web nei grandi paesi Ue (in alcuni casi dopo transazioni per chiudere i contenziosi con il fisco nazionale). Le nuove norme supererebbero il riferimento tradizionale della residenza fiscale, che attualmente favorisce evasioni ed elusioni anche miliardarie.
Da tempo si discute dell’approvazione di una web tax, ma tutti i tentativi sono stati finora ostacolati dall’obbligo dell’unanimità, difficile da raggiungere considerato che alcuni stati membri dell’Ue hanno regimi interni da paradiso fiscale (Lussemburgo, Irlanda, Olanda, Cipro, Malta). Un ulteriore freno potrebbe essere rappresentato dal presidente Usa Donald Trump, che tradizionalmente difende le multinazionali statunitensi e il sistema finanziario di Wall Street.