HomeCronaca L’Ue dice no alle oliere nei ristoranti Quanto al vino, niente più “quartino”

L’Ue dice no alle oliere nei ristoranti Quanto al vino, niente più “quartino”

di Sara Stefanini25 Maggio 2013
25 Maggio 2013

In argento, in porcellana o in elegante maiolica le oliere italiane hanno da sempre abbellito le tavole dei ristoranti, dai gourmet alle trattorie. Ma l’Unione Europea ha l’ossessione di omologare tutti i paesi anche su questo fronte e boccia le oliere. D’ora in poi, infatti, l’olio dovrà essere portato in tavola nella bottiglia originale o nella lattina con tanto di indicazione di provenienza, tasso d’acidità e se si tratta di extravergine oppure no.

Così, i signori di Bruxelles sono ingenuamente contenti e non pensano, forse, che tale restrizione non impedirà ai ‘truffaldini’ di acquistare un olio qualsiasi che andrà poi a riempire le bottiglie impreziosite da etichette prestigiose. Secondo gli eurocrati, a trarne guadagno saranno i paesi, come l’Italia, produttori di olio extravergine di alta qualità. Ma a rimetterci, nelle tasche, saranno i consumatori che vedranno i prezzi dei ristoranti leggermente lievitati. La bottiglia piuttosto che la lattina hanno costi ben più elevati rispetto alle damigiane di20 litrie andranno a influire sul prezzo finale del prodotto. Certo, magari le industre olearie si inventeranno delle oliere ‘ricercate’ e eleganti con il loro marchio, dando il via, così, a un nuovo mercato.

Ma non è finita qui. L’Unione Europea non ha preso di mira solamente l’olio ma anche il vino. Alla faccia di Bacco, niente più vino sfuso offerto in trattoria e niente più “quartino” che solitamente chiedono i romani nelle osterie di Trastevere. La caraffa sarà vietata, sempre per questione di trasparenza. «Bisogna essere sicuri di quel che si beve», spiegano gli eurocrati. Al momento, tutti gli ingredienti sono minacciati. Dopo l’olio e il vino potrebbe toccare poi all’aceto, il sale, il pepe, lo zucchero. Di questo passo, i ristoranti e le osterie potrebbero finire per l’avere l’aspetto di uno scaffale da supermercato.

Sara Stefanini

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