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HomeCronaca Luca Valdiserri a Lumsanews: “Educhiamo i giovani alla sicurezza stradale”

"È importante educare
i giovani alla sicurezza
stradale nelle scuole"

Valdiserri a un anno dalla morte

del figlio: "Non è colpa dei ragazzi"

di Martina Vivani02 Novembre 2023
02 Novembre 2023
francesco valdiserri

Francesco Valdiserri, morto in un incidente stradale la notte tra il 19 e il 20 ottobre 2022

È da poco caduto l’anniversario della morte di Francesco Valdiserri, il giovane che perse la vita in un incidente stradale a Roma la notte tra il 19 e il 20 ottobre 2022. Il papà Luca, giornalista del Corriere della Sera, spiega a Lumsanews l’importanza di parlare ai ragazzi, insegnando loro l’educazione stradale a partire dalle scuole.

Luca valdiserri

Luca Valdiserri, giornalista e padre di Francesco Valdiserri

Cercando di fare un bilancio a un anno di distanza dall’incidente in cui ha perso la vita Francesco, è cambiato qualcosa sul fronte della prevenzione e della sicurezza stradale?

“Da un lato, credo di sì. Questo anche perché è stata data molta visibilità alla vicenda, sia per il modo in cui è avvenuta la morte (in quanto Francesco camminava semplicemente sul marciapiede, in una condizione di sicurezza totale), sia per la possibilità che abbiamo avuto io e Paola come giornalisti nel lanciare messaggi di un certo tipo. Sicuramente è stato un anno che non è passato invano. Abbiamo fatto molto e qualcosa si è mosso. Per esempio, il tutor in galleria Giovanni XXIII che ha costretto gli automobilisti a ridurre la velocità. Sono calati anche gli incidenti in quel tratto di strada. Certo, il numero degli interventi che sono stati fatti poteva essere maggiore, però purtroppo ci andiamo a scontrare anche con la burocrazia, che rende tutto molto difficile. Noi comunque siamo molto contenti di quello che è stato fatto come famiglia, ad esempio con i concerti e gli incontri nelle scuole che permettono di avvicinarci a tantissimi ragazzi.”

Le istituzioni potrebbero fare di più?

“Senza dubbio politica e amministrazione, in questo caso quella di Roma, possono fare di più. Tuttavia, continuo a vedere i comportamenti inqualificabili degli automobilisti. Possiamo lamentarci della politica, della polizia poco presente sulle strade, ma non è possibile mettere un vigile urbano o un carabiniere per ogni automobilista. Questo mi demoralizza un po’, in particolare vedere che il comportamento del singolo migliora solo se c’è una legge rigida.”

Le leggi possono servire o sono necessarie azioni più concrete?

“Dovremmo prendere esempio dall’Inghilterra. Sono molto più avanti di noi sulla sicurezza stradale e tendono a dividere la sicurezza in tre “e”. La prima è engineering, ossia la tecnologia. Sulle auto, ad esempio, ora introdurranno l’alcolock, che probabilmente avrebbe salvato la vita a Francesco se utilizzato anche qui in Italia. Esistono anche automobili che già leggono i segnali stradali: il veicolo legge da solo il segnale e comunica all’automobilista di bloccarsi alla velocità indicata. La seconda è enforcement, cioè le leggi. Non c’è dubbio che oltre a una legge è molto importante la certezza della pena. La terza e ultima “e” è education, dunque la formazione. Se si riuscisse a partire fin dalla scuola primaria, educare i giovani alla sicurezza stradale sarebbe molto più efficace.”

Mi hai parlato molto dei giovani e del lavoro che tu e Paola fate nelle scuole. Che feedback ricevete dai ragazzi a cui andate a parlare?

“Molto spesso l’emozione è tanta, per cui fanno anche fatica a rispondere. Tuttavia, i ragazzi molte volte ci pongono delle domande, e imparano anche piccole informazioni di base che possono tornargli utili. Voglio precisare che noi non andiamo nelle scuole a parlare con i giovani perché loro sono il problema. Noi ci confrontiamo con loro perché sono il futuro, vogliamo poter seminare qualcosa.”

Credi che debba cambiare più in generale la mentalità con cui ci mettiamo al volante?

“Sì. Ad esempio, a Roma c’è un’aggressività incredibile per strada. Quotidianamente assistiamo a scene in cui persone litigano al volante o si mettono le mani addosso. Esemplare il caso degli youtubers e dell’incidente di Casal Palocco. Quasi spaventoso il video del ragazzo coinvolto nello scontro, fatto poco prima della tragedia, in cui vanta come il momento più bello della sua vita quello in cui guida una Ferrari. Si può fare molto altro, ognuno può scegliere di fare ciò che vuole ma sempre e solo all’interno delle regole che ci rendono sicuri. Ad esempio, la ragazza che ha ucciso Francesco purtroppo era già stata fermata una volta. Non aveva investito nessuno, era un semplice controllo. La seconda volta, purtroppo, ci è andato di mezzo Francesco. Il campanello d’allarme era già suonato in qualche modo. Dobbiamo fare tutti più attenzione, dunque, ma la colpa non è solo dei ragazzi.”

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