Dopo Eleonora Daniele l’università Lumsa avrà un altro laureato d’eccezione. Ieri Luca Giurato,74 anni, noto giornalista e conduttore Rai, si è iscritto al corso di laurea in lingue e culture moderne. «Sono stato sempre affascinato- dice il giornalista RAI- dalle lingue e ora iscrivendomi alla Lumsa potrò coltivare questa mia grande passione». Insomma non vede l’ora l’ex conduttore di “Domenica In” e “Unomattina” di cominciare la sua avventura alla Lumsa e di seguire i primi corsi. Come si evince dalle sue parole, le lingue oltre al giornalismo sono state sempre una sua passione che, per mancanza di tempo, non ha potuto coltivare. Ieri, Giurato, però, non ha parlato solo della sua iscrizione all’università, ma incontrando i praticanti di Lumsanews si è anche pronunciato sulla brutta situazione in cui versa oggi il giornalismo italiano.
Una difficile realtà. Il giornalismo italiano attualmente non naviga in buone acque. «Il ruolo del giornalista- ribadisce il conduttore- versa in uno stato bruttissimo. Sarà molto dura per le nuove generazioni trovare un posto di lavoro. La situazione dell’editoria e di alcuni giornali è molto delicata. La crisi economica ha complicato le cose, ci sono stati molti tagli come quelli avvenuti in passato in Rai. I bilanci sono in difficoltà. I prepensionamenti portano l’allontanamento degli anziani dai luoghi di lavoro».
Non toccate l’ordine. E’ ormai un vecchio dibattito quello sul futuro dell’Ordine dei giornalisti: riformarlo o abolirlo? L’ultima proposta è stata quella in estate del Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo. I grillini sono catastrofici, vogliono che l’Ordine dei giornalisti venga totalmente spazzato via in quanto «la professione viene percepita all’esterno come una realtà chiusa. L’abolizione dell’Ordine- affermano i grillini- sarebbe una soluzione per sciogliere i “nodi imprescindibili” che l’istituzione di autogoverno della professione non ha contribuito a sciogliere o che risultano “aggravati». Giurato si dice nettamente contrario alla sua scomparsa. l’Ordine non va abolito, non è certamente la nostra istituzione responsabile della crisi dell’editoria, ma è l’organismo che tutela la nostra professione. Quindi non si tocca».
Marco Stiletti