Se dovesse usare una delle sue citazioni latine per descrivere la giornata di ieri, probabilmente sceglierebbe “dura lex, sed lex” e di certo non ne sarebbe contento. Claudio Lotito, membro del comitato di presidenza Figc, da ieri è indagato per tentata estorsione dalla procura della Repubblica di Napoli: avrebbe usato l’arma dei finanziamenti federali per fare minacce nei confronti di dirigenti di società sportive della Lega Pro (la vecchia serie C). Niente contributi a chi non vota il bilancio consuntivo 2014, questo – secondo i magistrati – il metodo adottato da Lotito per esercitare le sue pressioni sui manager e per far acquisire di conseguenza alle sue squadre, Lazio e Salernitana, una posizione di forza e vantaggio. «Contro di me c’è una campagna diffamatora – ha commentato l’imprenditore – studiata per ostacolare l’opera di risanamento del calcio».
La denuncia di Iodice. L’inchiesta è partita grazie a un esposto presentato da Pino Iodice, presidente dell’Ischia Calcio, che ha svelato alcune dichiarazioni choc del presidente della Lazio. “Con il Carpi e il Frosinone in serie A – diceva Lotito nella conversazione registrata e diffusa da Iodice – non guadagniamo niente. Beretta (Maurizio, presidente della Lega serie A, ndr) conta zero”. Quella che viene ritenuta la prova del sistema di pressioni messo su dal magnate romano, oltre a creare un vero terremoto politico nella Figc, ha anche spinto il procuratore federale Stefano Palazzi ad aprire un inchiesta.
Perquisizioni anche a casa di Tavecchio e Macalli. «Da parte della Federazione – ha affermato Carlo Tavecchio – ci sarà la massima collaborazione». Ieri gli agenti della Digos di Napoli hanno anche perquisito l’abitazione del presidente federale e del numero uno della Lega Pro Mario Macalli. L’obiettivo degli inquirenti è quello di scoprire se anche l’appoggio elettorale garantito a Tavecchio abbia aiutato Claudio Lotito ad acquisire vantaggi economici e a condizionare la corresponsione dei contributi federali.
Roberto Rotunno