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Loro Piana a Vuitton: se ne va l’ennesimo marchio del made in Italy che conta

di Giulia Di Stefano09 Luglio 2013
09 Luglio 2013

Molti secoli fa, le invasioni che calavano da oltralpe erano barbariche ma oggi, oltre che pacifiche, sono all’insegna del gran lusso: ancora una volta i cugini francesi mettono le mani su un marchio storico del nostro artigianato di qualità, Loro Piana. L’azienda biellese famosa in tutto il mondo per il suo cachemire, fondata da Pietro Loro Piana nel 1924, è ora per l’80% di proprietà del gruppo Lvmh (Louis Vuitton Moet-Hennesy). La gestione della società rimane per adesso agli eredi della famiglia, Sergio e Pier Luigi Loro Piana. “Siamo fieri di associare il nostro nome al gruppo Lvmh – hanno dichiarato i due fratelli – perché sappiamo che rispetterà i valori della nostra azienda, che trarrà così beneficio da sinergie eccezionali”.
Un affare da oltre mezzo miliardo. 700 milioni di euro: a tanto ammonta il fatturato previsto per fine 2013 dell’azienda piemontese, che conta 130 punti vendita in tutto il mondo ed è considerata leader nel settore della lavorazione artigianale del cachemire e di altre lane pregiate. “Loro Piana è una società rara per qualità unica dei prodotti e per le sue radici familiari che risalgono a sei generazioni – ha commentato Bernard Arnault, a capo di Lvmh – e il nostro gruppo condivide gli stessi valori, sia familiari che aziendali, e la ricerca permanente della qualità”. La transazione, che prevede la cessione da parte dei Loro Piana di azioni per il valore complessivo di 2 miliardi di euro, dovrà ora ottenere il via libera dell’Antitrust.
Dall’alta moda alle pasticcerie: le nostre vie del lusso cambiano bandiera. Era il mese scorso, quando la pasticceria Cova di via Montenapoleone, punto di riferimento per tuttala Milano bene e ritrovo per chi usciva da una serata aLa Scala, cambiava cittadinanza. E ancora loro, i francesi del colosso Louis Vuitton, dietro all’acquisizione. Di due anni fa, invece, il colpaccio messo a segno da Arnault, un affare da mettere, nel vero senso della parola, in cassaforte: conquistato Bulgari, il terzo impero dei gioielli al mondo. Ma all’ombra del tricolore francese ci sono ormai anche la casa romana di alta moda Fendi, la griffe toscana Emilio Pucci, i profumi di Acqua di Parma. A fare concorrenza alla Lvmh, nella corsa ai grandi marchi del made in Italy, ancora una società francese:la Kering (ex Ppr), capitanata da Francois-Henry Pinault, che ha conquistato Gucci e Bottega Veneta e, nel campo dei gioielli, Pomellato. Ma a spartirsi le proprietà dell’alta moda nostrana, oltre ai cugini d’oltralpe, ci pensano anche gli arabi: l’anno scorso la casa di moda Valentino, dopo una serie di cessioni, è finita nelle mani di una società del Qatar; stesso approdo negli Emirati anche per i due marchi storici Missoni e Gianfranco Ferrè.
Giulia Di Stefano

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