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Londra 2012. La squadra azzurra? Esperta, rosa, multietnica

di Marcello Gelardini20 Luglio 2012
20 Luglio 2012

La caccia alle medaglie è ufficialmente partita. Diramata dal Coni la lista degli atleti italiani che parteciperanno ai prossimi giochi olimpici di Londra.Duecentonovantuno il numero finale degli azzurri in gara, leggermente meno che a Pechino 2008 (dove furono 345); a pesare soprattutto l’assenza della selezione di calcio, che non è riuscita a qualificarsi. Tra di loro anche 25 “nuovi italiani”: nati in Italia da genitori stranieri, all’estero da italiani emigrati oppure naturalizzati (per scelta o, soprattutto, per matrimonio) che cercheranno di portare in alto il tricolore.
Per il Presidente del Coni, Gianni Petrucci «Abbiamo le carte in regola per fare bella figura. l’obiettivo minimo è superare 25-26 medaglie»; i pronostici danno un Italia oltre quota 30 allori ma non sarà facile anche perché, ribadisce Petrucci, «Francia, Spagna e Germania (punti di riferimento nel medagliere) sono molto forti».

Meno donne ma vincenti. 126 le donne presenti a Londra, ancora una volta meno degli uomini (che saranno 165) ma il dato è comunque in costante crescita rispetto alle precedenti edizioni; poche ma buone, però, le azzurre visto che proprio da loro ci si aspettano grandi prestazioni e, perché no, qualche medaglia del metallo più prezioso: l’oro. Non a caso le punte di diamante della squadra, quelle che avranno gli occhi puntati addosso in occasione delle rispettive gare, saranno tre rappresentanti del gentil sesso: Valentina Vezzali (portabandiera azzurra e leggenda della scherma), Alessandra Sensini (veterana del windsurf) e la bi-campionessa del mondo in carica Federica Pellegrini (nuoto).
Tra gli uomini le speranze di medaglia sono riposte nel ranista Fabio Scozzoli (nuoto), in Alex Schwazer (marcia), in Daniele Molmenti (canoa slalom) e nella nutrita rappresentativa di pugilato (7 atleti di cui almeno 6 da medaglia).
Agguerriti anche i team: dalle squadre maschile e femminile di pallavolo e pallanuoto ci si attendono grandi cose. Scherma, tiro a segno e a volo, ciclismo, ginnastica ritmica le altre discipline in cui, stando ai risultati dell’ultimo periodo, non è illusorio attendersi ottimi risultati.
In attesa che, come al solito, qualche outsider trovi il suo giorno di gloria e balzi agli onori della cronaca con una prestazione da podio; storicamente gli sport di seconda fascia hanno riservato belle e inattese soddisfazioni ai nostri colori.
Un gruppo che, purtroppo, dovrà fare a meno del contributo di Andrew Howe (salto in lungo) e Antonietta Di Martino (salto in alto); lasciati a casa in quanto reduci da gravi infortuni. Per loro ci sarebbero sicuramente state chance di medaglia.

L’integrazione possibile. A proposito di Howe; come accennato la vera novità di questi giochi olimpici è la numerosa presenza della componente multietnica; i “nuovi italiani” rappresenteranno oltre l’8% della spedizione azzurra, secondo una tendenza che accomuna tutte le nazioni. E così, dopo l’exploit di Balotelli ai recenti Europei di calcio, si prosegue sulla linea che vede l’integrazione un valore aggiunto nello sport (e non solo). Tra loro, il nome più conosciuto è sicuramente quello di Josefa Idem, tedesca di nascita e romagnola di adozione, alla sua ottava olimpiade. In totale dalla Germania vengono quattro neo azzurri (oltre la Idem: la canottiera Claudia Wurzel, il nuotatore Sebastiano Ranfagni e il canoista Maximilian Benasi); il gruppo più folto viene però dall’est europa: undici atleti, tre a testa per Croazia (i pallanuotisti Deni Fiorentini e Danijel Premus e il pallavolista Dragan Travica) e Ungheria (la tuffatrice Noemi Batki, il nuotatore Alex Giorgietti e la pallanuotista Anikò Pelle) più il pallavolista polacco Michal Lasko, le ginnaste della ritmica Andreea Stefanescu e Anzhelika Savrayuk (rispettivamente romena e ucraina), la moldava Nadia Valeeva (tiro con l’arco) e Mihai Bobocica (romeno del tennistavolo); due i sudamericani (il brasiliano del settebello Pietro Figlioli e la pallavolista argentina Carolina Costagrande); tre africani: i camerunesi Jacques Riparelli (atletica leggera) e Edwige Gwend (judo) e la maratoneta marocchina Nadia Ejjafini; tre anche i centroamericani: due cubani (la velocista Libania Grenot e il pallanuotista Amaurys Perez) e un dominicano (l’ostacolista José Reynaldo Bencosme); infine, un’asiatica: la cinese del ping pong Wenling Tan Monfardini.
Nomi da memorizzare perché, qualora dal loro arrivasse qualche medaglia, nessuno venga a dire: Italiani?

Non resta quindi che attendere il 27 luglio, data d’inaugurazione dei XXX giochi olimpici di Londra, e soprattutto il 12 agosto, giornata conclusiva, per fare un bilancio e vedere chi potrà gioire tornando a casa con al collo una medaglia e chi, al contrario, dovrà trovare nuove motivazioni per iniziare il quadriennio che porterà a Rio de Janeiro nel 2016.

Marcello Gelardini

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