HomeEconomia L’Iva sale al 22% da ottobre, governo e maggioranza ai ferri corti. Saccomanni: “Se non aumenta, mi dimetto”. Brunetta: “Letta lo smentisca altrimenti salta la maggioranza”.

L’Iva sale al 22% da ottobre, governo e maggioranza ai ferri corti. Saccomanni: “Se non aumenta, mi dimetto”. Brunetta: “Letta lo smentisca altrimenti salta la maggioranza”.

di Claudio Paudice19 Settembre 2013
19 Settembre 2013

FISCO:SACCOMANNI,LOTTA EVASIONE PER GIUSTIZIA SOCIALESe non aumenterà l’aliquota Iva, lascerà il suo incarico. Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni minaccia le dimissioni se l’incremento della tassa sui consumi non avverrà, come previsto, all’inizio di ottobre. La posizione del titolare di via XX Settembre ha tutta l’aria di essere un primo effetto della visita in Italia del commissario Ue per gli affari economici Olli Rehn, che ha richiamato l’Italia al rispetto degli impegni presi con l’Unione, e a non sforare quindi il rapporto deficit-Pil del 3%. Un parametro che appare sempre più difficile da rispettare, vista anche la revisione al ribasso delle stime Istat sul prodotto interno lordo per la fine dell’anno. Di certo il richiamo di Olli Rehn al nostro paese sull’abolizione dell’Imu non è passato inosservato: la cancellazione della tassa sugli immobili, ha detto, “va nella direzione opposta alle raccomandazioni europee”. Per questo il governo sta pensando di reintrodurla attraverso la cosiddetta service tax, la tassa che dovrebbe essere applicata dal prossimo anno su servizi e immobili, ma che ancora non è chiaro come verrà modulata.

I soldi da trovare. Di certo c’è che i conti non tornano. I soldi da trovare sono tanti: per evitare l’aumento dell’Iva dal 21 al 22% da ottobre fino a dicembre (per il prossimo anno si interverrà invece con la legge di stabilità) serve un miliardo; per il taglio al cuneo fiscale, tanto propagandato in questi giorni, ne servirebbero tre, di miliardi. Altri due e mezzo, più o meno, invece occorrono per evitare di applicare la seconda rata dell’Imu. Infine, sono settecento i milioni necessari a finanziare la cassa integrazione fino alla fine dell’anno. Tutti soldi che per ora mancano, e che il governo delle larghe intese è chiamato a reperire in tempi brevi. Fanno in tutto sette miliardi.

L’aumento ormai sicuro. Per questo l’incremento della tassa sui consumi sembra ormai inevitabile. Il ministro Saccomanni ha già lasciato intendere che non è disposto a fare passi indietro: “Perché in Europa sono io a metterci la faccia”. Una linea chiara, quella del ministro, ma non ancora ufficializzata dall’esecutivo Letta. Anche perché le tensioni nella maggioranza sono già tutte lì, pronte a sfociare in una crisi di governo: “Gli accordi di maggioranza – ha dichiarato il capogruppo alla Camera del Pdl Renato Brunetta – prevedevano che non aumentasse l’Iva a ottobre, e così sarà. Altrimenti non ci sarà più la maggioranza”. Tuttavia, la sua richiesta al presidente del Consiglio Enrico Letta di “scomunicare” il suo ministro è caduta nel vuoto. Il viceministro dell’Economia Stefano Fassina ha lanciato l’ipotesi di riaprire la partita dell’Imu per evitare l’aumento dell’Iva. Ipotesi bocciata da Brunetta: “Sull’Imu c’è un accordo politico da cui non si torna indietro”. Il presidente della commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia invita però alla calma perché, ha spiegato in questi giorni, il governo potrà attingere al “tesoretto” lasciato da Mario Monti. Ma quanti soldi ci siano in quel tesoretto, non è dato sapere.

Claudio Paudice

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