Piazza Vittorio all’Esquilino, il quartiere multietnico al centro della Capitale, è diventato nuovamente scenario di violenza. Ieri sera durante un litigio, un 44enne di origine romena, con precedenti, ha accoltellato un marocchino di 50 anni, ferendogli una gamba e un braccio con un coltello a serramanico. Entrambi risultano essere senza fissa dimora.
Sul posto sono accorsi i carabinieri di piazza Dante che hanno arrestato il 44enne, probabilmente ubriaco, con l’accusa di lesioni aggravate, violenza e resistenza a pubblico ufficiale, in quanto pare che abbia cercato di opporsi all’arresto, spintonando i militari. Il ferito, invece, non sembra essere in gravi condizioni e potrà guarire entro 12 giorni.
Solo una settimana fa, nella notte del 13 febbraio, una clochard di origine tedesca, 75 anni, era stata violentata sotto i portici di piazza Vittorio da un altro senzatetto, un senegalese di 31 anni con precedenti per stupefacenti.
Quello dei clochard è un fenomeno in aumento, in Italia come nel resto d’Europa. La relazione di Feantsa, la Ong internazionale che dal 1989 si occupa della tutela delle persone senza dimora, pubblicata nel 2017, dice che ogni notte nell’Unione ci sono 410mila persone senza un tetto e 4,1 milioni sono esposte al rischio per periodi più o meno lunghi. I numeri sono in crescita in tutti i paesi, ad eccezione della Finlandia che ha registrato un calo del 10% in tre anni. È un paese virtuoso, dove dal 1987 sono in atto strategie per contrastare il fenomeno, come l’house first che mira a sostituire le strutture di prima accoglienza con soluzioni abitative più stabili.
L’Italia risulta in linea con il trend europeo. L’ultimo censimento dei senzatetto, curato dall’Istat, risale al 2014 e parla di 51mila homeless. Sono per la maggior parte uomini italiani con un’età media di 44 anni (85%). Il 58% è straniero e vive prevalentemente al Nord. Il 28%, invece, ha un lavoro e un livello d’istruzione abbastanza basso. Ma i dati sembrano essere incompleti, in quanto fanno riferimento a quei clochard che hanno avuto accesso ai servizi di accoglienza (mense, ostelli, centri di ascolto, ambulatori). Difficile calcolare chi siano, invece, gli “invisibili” che sfuggono a qualsiasi tipo di rilevazione, perché spesso stranieri e senza documenti, ma che vivono sotto i porticati e nelle stazioni di tutta Italia. Il fenomeno, che prima coinvolgeva solo le grandi città, ora si è allargato anche alle province, specie nelle cittadine “benestanti” del Nord. Le Ferrovie dello Stato hanno concesso in comodato d’uso gratuito alla Chiesa diverse strutture. In soli tre anni, solo nelle stazioni principali, sono stati registrati 50mila clochard, segnale che il numero dei senza dimora nel nostro paese sia molto più alto di quello stimato.