“Bloody Money”, l’inchiesta di Fanpage.it, taglia già la prima testa dopo la pubblicazione di due sole puntate. Si tratta di quella di Roberto De Luca, assessore del comune di Salerno e secondogenito del governatore della Regione Campania, Vincenzo. “Non voglio rappresentare un alibi per nessuno – ha detto De Luca – e rimetto il mio mandato nelle mani del sindaco. È un atto doveroso per consentire il migliore prosieguo della campagna elettorale”. L’assessore, infatti, era candidato con il Partito Democratico.
Una giornalista di Fanpage, Gaia Bozza, è stata aggredita durante la presentazione della candidatura per il Partito Democratico di Piero De Luca, fratello di Roberto. Presa a schiaffi e spintonata al grido di “Siete munnezza!”, la giornalista stava semplicemente ponendo a De Luca domande sulla situazione di suo fratello. Presente anche il padre Vincenzo. Matteo Renzi per ora non ha commentato.
L’inchiesta scava nel groviglio di appalti legati allo smaltimento dei rifiuti in Campania, da sempre territorio della Camorra. Per entrare in contatto con gli “addetti ai lavori” Fanpage ha assoldato Nunzio Perrella, ex boss pentito che durante la sua vita criminale gestiva il traffico di rifiuti in tutta Italia. L’uomo, che sostiene di aver offerto per anni il proprio aiuto allo Stato senza successo, ha contattato la redazione del giornale di Francesco Piccinini e si è proposto per fare da infiltrato.
In compagnia di una telecamera, quasi sempre nascosta, Perrella ha incontrato i vertici della SMA (la società che si occupa di rifiuti per la Campania), proponendo tangenti per ricevere in cambio facilitazioni nell’affido degli appalti. Nella prima puntata dell’inchiesta ad illustrargli il tariffario necessario erano Lorenzo di Domenico, consigliere delegato di Sma afferente al centrodestra, e Agostino Chiatto, anche lui dipendente Sma e braccio destro del consigliere Luciano Passariello, candidato alla camera con Fratelli d’Italia. Le mazzette concordate sfiorerebbero i duecentomila euro.
Nella seconda puntata, quella che ha causato le dimissioni, si vede l’incontro tra Perrella e Vincenzo De Luca, consigliato a Fanpage da una fonte interna a Palazzo Chigi. In queste immagini De Luca parla chiaramente di appalti regionali e di smaltimento delle ecoballe, ovvero i cilindri di rifiuti solidi compattati fatti per la maggior parte di plastica e altri materiali non organici. De Luca indica persino delle percentuali durante una telefonata registrata: “La nostra quota è del 15%”.
A questo punto a muoversi è la Procura di Napoli, che perquisisce casa e ufficio di De Luca. Contemporaneamente, però, finiscono sotto inchiesta anche Perrella e Fanpage, il cui direttore viene accusato di istigazione alla corruzione. Ovvero, di aver creato una situazione fittizia per dimostrare la colpevolezza di De Luca, che potrebbe ora pregiudicare l’indagine. Di fronte all’accusa di aver usato un “agente provocatore”, Piccinini risponde: “Stavamo indagando su come la camorra smaltisce i veleni e lui ci ha condotti in un terreno a Ferrara dove erano state sepolte grandi quantità di amianto. Si è sparsa la voce che era tornato a occuparsi di rifiuti e gli sono arrivate mille proposte. Allora abbiamo pensato di mettergli una telecamera addosso”. Aggiunge inoltre che non è la prima volta che le procure vedono il suo nome, avendolo utilizzato per anni come infiltrato.
Mancano ancora tre puntate da pubblicare, ma il polverone della video-inchiesta è già molto alto. Per ora gli indagati sono dodici, tra cui il dirigente della Regione Lucio Varriale, insieme a Chiatto e Passariello. L’accusa è quella di aver tentato un accordo per affidare lo smaltimento di fanghi a una serie di imprenditori che avrebbero poi finanziato anche la campagna elettorale di Passariello.