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Libia tra guerra e pandemia
Di Maio: "Stop alle armi
con missione italiana"

Onu: "Conflitto e Covid minacce

per tutta la popolazione libica"

di Andrea Murgia15 Maggio 2020
15 Maggio 2020

Italian Foreign Minister Luigi Di Maio deliveres a speech during his visit to the Italian troops working with the United Nations Interim Force in Lebanon (UNIFIL) in their based in Shamaa, Lebanon, 23 December 2019. ANSA/ETTORE FERRARI

Il conflitto in Libia prosegue tra accordi violati, scontri e scambi di accuse fra i governi di Al Sarraj e Khalifa Haftar. Ieri gli uomini del generale hanno lanciato razzi contro l’ospedale centrale di Tripoli con un bilancio di almeno 14 persone ferite. L’attacco è arrivato anche vicino alla residenza dell’ambasciatore italiano. “Un segno di disprezzo del diritto internazionale e della vita umana”, lo ha definito il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, nelle Commissioni Esteri congiunte di Camera e Senato. “C’è il rischio – ha ammonito – di uno scontro ancora più violento e una tregua sembra un obiettivo sempre più difficile da raggiungere. Russia e Turchia avevano cercato di far firmare un cessate il fuoco prima della pandemia da soli e non ci sono riusciti”.

Una situazione esplosiva nel Paese, dove si aggiunge anche l’emergenza sanitaria. Le Nazioni Unite ieri hanno lanciato l’allarme: “Il conflitto e la pandemia di Covid-19 rappresentano una minaccia significativa alla vita in Libia. La salute e la sicurezza dell’intera popolazione sono a rischio”. In più, c’è la grave situazione di instabilità interna: “Dall’inizio di quest’anno – aggiungono le Nazioni Unite – oltre 3.200 persone sono state intercettate in mare e sono state fatte ritornare in Libia, che non è un porto sicuro. Nell’anno passato sono stati verificati 113 casi di gravi violazioni, tra cui uccisioni e mutilazioni di bambini, attacchi a scuole e strutture sanitarie. Gli ospedali sono stati presi di mira da bombardamenti, che hanno ulteriormente sconvolto il fragile sistema sanitario libico”.

Luigi Di Maio ha ribadito che gli accordi restano quelli raggiunti a Skhirat nel 2015 e l’obiettivo adesso è avviare il prima possibile l’Operazione Irini “per bloccare il persistente flusso di armi e riaprire lo spazio per una soluzione politica negoziata della crisi. L’Italia si è assicurata il comando dell’operazione e i 500 militari non saranno impegnati sul terreno, ma si alterneranno nella missione navale e aerea”, ha chiarito Di Maio, che poi ha assicurato come l’Italia “confermerà il suo impegno in Libia, innanzitutto riorganizzando l’ospedale militare di Misurata, in cui verranno applicate cure anti-Coronavirus”.

Il ministro ha dichiarato di aver avuto una conversazione telefonica, lo scorso 6 maggio, con Al Sarraj per rassicurarlo sull’impegno dell’Italia. “Ora è necessario procedere quanto prima alla nomina di un nuovo Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite”, ha concluso.

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