Niente cessate il fuoco. Dopo il sì del governo di Tripoli, guidato da Fayez al Serraj, alla proposta di cessate il fuoco avanzata da Russia e Turchia, arriva il rifiuto del generale Khalifa Haftar. “Ci sarà tregua solo se spariranno le milizie da Tripoli, rifornite da Stati e governi stranieri” (il riferimento è alla Turchia, ndr), ha affermato il numero uno dell’Esercito nazionale libico. Quello del militare appoggiato da Mosca è un nuovo smacco al rivale, presidente dell’esecutivo riconosciuto dalla comunità internazionale e supportato da Ankara. L’ennesimo in questi giorni di trattative serrate, di cui è protagonista anche Roma.
Lunedì è atteso nella Capitale il ministro dell’Interno del governo Serraj, Fathi Bashaga. “Tornerà in Italia per un incontro ufficiale con il governo”, ha annunciato un consigliere comunale di Tripoli. Sarà un modo per riallacciare i contatti con gli uomini di Tripoli, dopo la rinuncia di Serraj all’incontro a Palazzo Chigi con Giuseppe Conte di mercoledì scorso. Il motivo: il colloquio del primo ministro italiano con il generale Haftar, avvenuto nello stesso pomeriggio. Un incidente diplomatico, dovuto alla mancanza di coordinamento tra premier e Farnesina.
Anche per questo ieri Conte ha fatto il punto della situazione con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e quello della Difesa Lorenzo Guerini. Un colloquio definito “positivo” da diverse fonti di governo. Domani il titolare della Farnesina sarà a Bruxelles per un vertice con i ministri degli Esteri dell’Ue. Continuano poi i contatti con Berlino, per la preparazione di una conferenza a cui dovrebbero partecipare tutte le parti in causa. “Il governo lavora insieme. Quella in corso è una guerra per procura e se non coinvolgiamo tutti non riusciremo a fermare le interferenze”, ha affermato Di Maio al Corriere della Sera. Anche il premier continua a impegnarsi sulla questione Libia e lunedì potrebbe partire per un tour diplomatico di due giorni in Turchia, Egitto e Emirati Arabi.