Khalifa Haftar, Fayez al-Sarraj, i ministri degli Esteri e della Difesa russi, i pari grado turchi e gli occhi dell’Europa puntati addosso. Oggi a Mosca, orario da definire. Dopo il cessate il fuoco entrato in vigore ieri, a 9 mesi dall’inizio della guerra civile, il capo del governo libico di unità nazionale e il suo nemico, il maresciallo che controlla l’Est del Paese, sono attesi nella capitale russa per negoziare e firmare un accordo di tregua. Nel frattempo l’Onu risponde all’ipotesi lanciata dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, nei giorni scorsi: nessuna missione di pace in Libia all’orizzonte, secondo fonti europee “non è realistica”.
Il premier al-Sarraj, in partenza per Mosca, ha auspicato una svolta sulla questione: “Chiedo a tutti i libici di voltare pagina sul passato, di rifiutare la discordia e di favorire pace e stabilità”. Nell’attesa della possibile tregua il presidente francese Emmanuel Macron, al telefono con il numero uno russo Vladimir Putin, ha sottolineato come il cessate il fuoco in Libia debba essere “credibile, durevole e verificabile”. Il portavoce del governo tedesco ha annunciato una conferenza sulla Libia a Berlino entro gennaio, la data ufficiosa è il 19.
Dopo le polemiche dei giorni scorsi sull’incontro tra Giuseppe Conte e Khalifa Haftar, con al-Sarraj che ha rifiutato di vedere il premier e Luigi Di Maio infuriato, il presidente del Consiglio è volato ad Ankara, dove è a colloquio con il premier turco Recep Erdogan (che domenica sarà in Germania da Angela Merkel) per parlare proprio della questione libica. Poi in serata Conte si sposterà al Cairo e domattina incontrerà il presidente egiziano al-Sisi.
Nel frattempo il ministro degli Esteri è in visita ufficiale a Tunisi per “rafforzare le relazioni” tra i due paesi “in vari settori”, soprattutto “in campo di immigrazione”. L’incontro con il presidente tunisino Kaies Saied è l’occasione per parlare anche degli “sviluppi della situazione in Libia”, secondo Di Maio “quella che abbiamo davanti è una guerra per procura, bisogna fermare ogni interferenza esterna e smetterla di vendere armi. Deve prevalere la via diplomatica”. Critico sulla questione Matteo Renzi: “Lasciare la Libia all’influenza turca è un errore politico, strategico e culturale”.